venerdì 13 novembre 2009

Goodbye Australia, atto secondo..

Ci risiamo, quasi un anno fa stavo scrivendo con nostalgia un post simile da Melbourne, dopo un anno di avventura australiana vissuta intensamente, che ci ha cambiato la vita.
Ora siamo a Perth e tra poche ora prenderemo l'aereo per la Malesia.
Anche questa volta voglio dedicare due righe ad una terra magica in grado di stupire e dare la forza di cambiare la propria vita. Ma al tempo stesso rappresenta il più grande paradosso in cui mi sia imbattuto. Più la vivo, più la amo, più odio gli australiani. Come detto l'Australia è una terra magica e, sebbene all'inizio ti convinci che sia merito dei suoi abitanti, poi col passare del tempo ti rendi conto che loro non appartengono affatto a questa terra. Stonano proprio.
A parte loro, comunque, l'Australia è meravigliosa, è un posto in cui puoi trovarti nel deserto e di colpo ti compare una cascata, stai morendo di caldo e dopo 400 km di strada in pianura devi metterti la felpa..
Grazie ancora.

mercoledì 28 ottobre 2009

DA ADELAIDE A PERTH ATTRAVERSO IL NULLARBOR

Abbiamo lasciato Adelaide coperta da nuvole grigie e preannuncianti pioggia e abbiamo iniziato a risalire la Flerieu peninsula per poi dirigersi verso ovest.
Siamo passati per la Barossa Valley, decantata come la zona in cui vengono prodotti i vini più buoni d’ Australia: noi il vino non l’ abbiamo provato ma il paesaggio non regge assolutamente il confronto con la nostra Toscana.
Abbiamo guidato per tanti , troppi km ripassando per la bruttissima Port Augusta e ci siamo fermati a dormire vicino Whyalla: una cittadina sullo Spencer Gulf.
Il posto sarebbe stato anche carino ma qui hanno costruito ovunque industrie e l’ intera zona è destinata ad addestramento militare anche se, come scrive anche la Lonely Planet, la bella notizia è che la zona è stata denuclearizzata .. e menomale!
Tipico esempio di distruzione dell’ ambiente: purtroppo esistono anche qui.
In compenso il campeggio gratuito è molto carino: a ridosso del mare e dotato di bagni e docce pulitissimi.
C’ è un vento tagliente: tutti sono in camper noi decidiamo di azzardare comunque la tenda e ci siamo perfino costruiti una coperta di giornali.. mica fessi i barboni!



Tutto sommato ci ambientiamo bene ma di notte veniamo svegliati da rumori in lontananza: dapprima pensiamo a dei fuochi d’artificio .. niente di più sbagliato: sono gli allenamenti dei militari che proseguono fino alle 22 circa.
Che posto triste!
Sembra di essere bombardati.
La mattina ripartiamo presto: il nemico non ci ha colpito : )
Scendendo lungo la costa arriviamo fino a Sheringa bay: la spiaggia è molto bella anche se le dune rendono molto più viste dall’ alto.



Avevamo programmato di fermarsi per la notte ma c’è solo un’ altra coppia accampata e il vento è troppo forte per cui decidiamo di rifugiarsi ad Elliston, una cittadina nelle vicinanze.
Troviamo il campeggio più accogliente tra quelli in cui ci siamo fermati: l’ erba alta e la cucina al chiuso e riparata dal vento ci sembrano un lusso!
La cittadina è molto carina: percorriamo anche la strada panoramica nei dintorni che offre scorci panoramici davvero belli.





Alessandro azzarda un tuffo in una piccola baia stupenda ma con l’ acqua gelida!
A pranzo ci fermiamo a Streaky Bay, una piccola cittadina sul mare dove eravamo passati l’anno scorso e che ci aveva colpito per la sua calma e tranquillità.
Mangiamo bistecche super-economiche su un tavolo da pic-nic vista mare.



La sera siamo finalmente a Ceduna: ultimo centro abitato prima di partire alla volta del Western Australia.
Dormiamo in un campeggio un po’ trasandato ma economico: i nostri “vicini” sono una coppia australiana sulla cinquantina che viaggia in camper.
Sembrano la classica coppia cordiale ma durante la notte lo sentiamo gridare con la voce rauca: shut up!!
Odio gli australiani quando bevono.
La mattina, prima di affrontare i lunghi km che ci separano dal wa, decidiamo di fermarci da un meccanico per far controllare la cinghia che cigola un po’.
Ovviamente, come sempre quando si parla di meccanici, bisogna girarne due o tre prima di trovarne uno che abbia un secondo per guardarti la macchina: dopo i primi tentativi falliti ci aiuta un ragazzo che alla fine si limita a stringere alcune viti e spruzzare un po’ di grasso e poi ci liquida con un “30 Bucks” .. MA IO DICO: UN MECCANICO A ROMA POTREBBE MAI DIRE AD UN TURISTA INGLESE “OK. SONO 30 SACCHI!” ??
Ok dopo i 30 sacchi siamo pronti : )
Dobbiamo arrivare in wa attraverso il nullarbor: il termine deriva dal latino “nessun albero” anche se gli australiani si ostinano a pronunciarlo “nalabo”.
Da Ceduna sono 1500 km di nulla .. a noi la strada sembra piuttosto noiosa anche perché dopo essere passati attraverso lo sterrato nel deserto questo ci sembra un po’ un finto outback.
Lungo il percorso si può campeggiare liberamente in ogni piazzola di sosta ma la prima sera il vento tagliente ci impedisce di montare la tenda e ci obbliga ad optare per l’ unica sistemazione nelle vicinanze, ovvero la Nullarbor roadhouse.
Prendiamo una camera budget per 2: una topaia!
Difficile trovare nulla di più squallido: un buco senza neppure una presa elettrica, un piccolo armadio con un’ anta rotta e soprattutto le lenzuola usate!
Oltretutto gli unici bagni disponibili erano quelli della roadhouse, ovvero quelli pubblici e per la doccia bisognava pagare un dollaro!
Non dobbiamo essere gli unici ad essere schifati visto che sul muro ci sono scritte di altri viaggiatori disgustati: a dire il vero c’ è anche chi c’è passato in viaggio di nozze e perfino una coppia che spera di aver concepito lì un figlio!
Noi anche lasciamo la nostra firma sul muro: “ SPERO CHE SPENDERAI I NOSTRI 50 DOLLARI IN MEDICINE!”.
La mattina le nuvole sembrano meno fitte e decidiamo di fermarci a head of bight, una baia a 15 km dal tugurio: qui da giugno ad ottobre le balene vengono a riprodursi e le mamme restano poi con i cuccioli fino a che non li hanno preparati ad affrontare il mare aperto.



L’ ingresso costa 12 dollari a persona: mentre paghiamo speriamo di averli investiti bene e che le balene siano davvero visibili ad occhio nudo .. LE FOTO PARLANO DA SOLE!










Ad un tratto tutto il nullarbor acquista un senso e vale perfino la pena aver dormito nel tugurio: sono i momenti senza prezzo che ti regalano emozioni uniche e ti fanno sentire veramente appagato.
Restiamo ore sulle piattaforme.
In tarda mattinata ripartiamo e lungo la strada avvistiamo anche una mamma emù con i cuccioli: oggi sembra di essere in un documentario.



Attraversiamo il tratto dritto più lungo d’ Australia: 146.6 km senza neppure una curva.




Ed eccoci finalmente al confine, al Border Village simpatico posto di frontiera con una roadhouse accogliente e una scultura di un canguro gigante con una lattina di Solo nella zampa : siamo in wa. Le lancette vanno spostate avanti di 2 ore e mezza: un salto nel tempo non indifferente!




Alla dogana ci controllano la macchina per controllare se trasportiamo frutta o verdura fresca: si magari!Solo scatolette..
La prima cittadina Nel Western Australia è Eucla: nelle guide è un po’ sottovalutata invece merita decisamente una visita, soprattutto il piccolo parco nazionale a ridosso della cittadina e le sue splendide dune bianche.






Oltretutto siamo soli e possiamo goderci in pace il paesaggio.
Arriviamo fino a Esperance, stupenda località nel south west.
Eravamo intenzionati a restare qualche giorno e visitare di nuovo la regione di Margaret River ma purtroppo il tempo non promette bene.
Nel campeggio di Esperance Ale si dedica a lavoretti di meccanica mentre io mi chiudo in tenda infreddolita e imbacuccata.
La mattina dopo dedichiamo che la cosa più saggia da fare è riavviarsi verso Perth: Ale all’ inizio è un po’ titubante ma bisogna arrendersi all’ evidenza del brutto tempo.
Chiamiamo Ilaria e Fabio per avvisarli e siamo troppo contenti di rivederli!
Ci fermiamo la notte successiva ad Albany, dove ovviamente troviamo il tipico cielo grigio e i soliti ameboidi buttati in ostello.
Ma sta gente che viaggia a fare?si aggirano l'intero giorno nell'ostello e la sera bevono. MA farlo a casa?
Tipiche scene:
1 - la mattina dei tipi appena svegli (8 a.m.) corrono verso io frigo e uno, trovata una lattina di birra, unica superstite della sbornia della sera precedente, grida:"yeeees" lanciando in aria il cartone vuoto..che tristezza gli ostelli..se non fosse che a volte il tempo non ti permette di andare in tenda non ci metterei piede anche perchè ormai costano troppo.

2 - uno scende in cucina in pigiama, tipico sguardo vuoto, prende una tazza, ci mette i cereali e senza metterci neanche il latte (forse ormai nello stato ameboide non ci pensa neanche più) li mangia a secco col cucchiaio guardando fisso lo stesso punto e continuando a guardare lo stesso punto si alza dopo aver finito i cereali e nella stessa tazza mette acqua di rubinetto fredda e caffè solubile (che ovviamente non si è sciolto)..

Ultimo giorno di viaggio: decidiamo di non fare una corsa verso Perth e di concederci qualche sfizio per l’ ultimo giorno di viaggio dopo un mese e mezzo di stenti e scatolette.
Percorriamo la strada panoramica che si divide tra costa, colline e foreste.
Vicino Denmark ci fermiamo a mangiare in una vineria e ordiniamo un piatto misto di formaggi.
Nelle vicinanze ci sono spiagge bellissime come Greens Pools e il d'Entrecasteaux National park dove si trova una spiaggia bellissima nella quale ogni 10 anni circa a causa dell’ azione della sabbia è avvistabile il relitto di una nave norvegese.
E dopo km e km, e una sosta mangereccia all’ Hungry Jack, siamo a Perth e da Ilaria e Fabio.
E ci sono ancora 3 settimane prima dell’ Italia : )
Per la cronaca ora ad Adelaide ci sono 34 gradi e a Perth è brutto..al solito..speriamo di riuscire a tornare al sud prima di partire!IN AUSTRALIA NON FA SEMPRE CALDO!!!

giovedì 15 ottobre 2009

OUTBACK – VERA AUSTRALIA

Il post sarà lungo ma interessante, soprattutto perché si parla di una parte di Australia molto meno considerata rispetto alle coste ma di impatto emotivo di sicuro maggiore, il deserto.

Eravamo rimasti ad Alice Springs, cittadina turistica che si rassomiglia a tutte le altre città turistiche dell’Australia e in cui, se venite portati ad occhi chiusi e vi dicono che alla fine della via principale c’è il mare, ci credereste, non sembra proprio di stare in mezzo al nulla. In realtà Alice sarebbe un punto cruciale per approfondire la conoscenza della cultura aborigena ma bisognerebbe avere degli agganci e sapere come muoversi. Qui abbiamo comprato un dipinto aborigeno acquistato direttamente, e in maniera rocambolesca, come stessimo comprando droga, da un’artista del posto che vendeva le proprie opere per strada. Si tratta del sogno di un lago salato dopo le piogge. Detto così magari non dice molto, ma il valore simbolico di fondo è in realtà grande e per spiegarlo qui non basterebbe un solo post.
Esaurito quindi il nostro tempo ad Alice, non prima di essere stati vittime, nella cucina del campeggio, di un assalto da parte di un esercito di farfalle notturne, siamo partiti alla volta del sud.




Nella discesa erano previste due soste presso il Trephina Gorge National Park e la Rainbow Valley. Il primo è, a nostro avviso, un parco senza pretese; carino, caratterizzato dal bell’accostamento cromatico del bianco letto sabbioso del fiume, del verde degli eucalipti e del rosso delle pareti della gola.




Il caldo però asfissiante non ha reso troppo piacevole la deviazione. Discorso diverso per la rainbow Valley, una singolare formazione rocciosa che si innalza sui claypans (terreni di notevole importanza per l’ecosistema)e che al tramonto si colora di un rosso acceso. E’ il primo assaggio di deserto, con le sue dune di sabbia rossa. Sia l’alba che il tramonto sono spettacolari.





Il terreno troppo duro ci costringe a dormire in macchina, piantare la tenda equivarrebbe a dormire come dei fachiri, troppi sassi. La notte è anche fredda e le luci dell’alba sono un sollievo, si può ripartire non prima di una doccia volante grazie alle utilissima doccia solare da campeggio!



Anche la strada che si percorre per raggiungere questa deviazione è davvero suggestiva al mattino presto.



Siamo di nuovo sul’Highway, a 1550 KM da Adelaide. Ad un tratto, il cielo comincia a coprirsi e nuvoloni viola scuro cominciano ad avvicinarsi.



Prevediamo un temporale ma in realtà veniamo coperti solo da alcuni piccoli scrosci di pioggia, segno che comunque la stagione delle piogge è alle porte. Tutto questo però conferisce al paesaggio una particolare colorazione.
Quando i Km da Adelaide diventano 1300, si varca il confine del Northern Territory e si entra in South Australia, si spostano le lancette dell’orologio un’ora in avanti (non tutti gli stati adottano l’ora legale) e ci prepara all’attraversamento dell’Oodnadatta Track, il tracciato sterrato di 616km che corre parallelo per gran parte alla vecchia linea ferroviaria del Ghan, utilizzata per il trasporto di bestiame e soprattutto di cammelli da parte dei cammellieri afghani. Rappresenta una buona scorciatoia per raggiungere i Flinders Ranges ed è molto più vario rispetto alla monotona e diritta Highway.
Lungo il tracciato si costeggia il Simpson Desert, uno dei più temibili deserti, i cellulari non prendono e ci solo alcune stazioni per i rifornimenti ogni 200KM circa. Inoltre le forature sono molto probabili in quanto il terreno è sconnesso e roccioso. In realtà la pista è percorsa si da un numero ridotto di persone ma non si è mai soli e se si eseguono alcuni accorgimenti pratici (sgonfiare le gomme) e di buonsenso (andare piano), si arriva alla fine tutti interi. La parte iniziale va da Marla ad Oodnadatta, da cui comincia il tracciato vero e proprio . E si vede: tutto un susseguirsi di dune, pianure che si perdono alla vista e mucche che vagano libere. La sensazione di libertà provata in quei momenti è irripetibile nel mondo civilizzato, qui sei a tu per tu con la natura, con le tue origini. L’uomo è nato nel deserto e devo dire che trovarcisi è come tornare alle origini appunto, è una forte attrazione.











La prima stazione è Oodnadatta, con la sua pittoresca e accogliente Pink Roadhouse, i cui proprietari si sono dati un gran da fare per portare qui i turisti dando molti consigli pratici e disseminando lungo il percorso i cartelli indicanti le varie attrazioni.





La giornata è nel suo momento migliore, il tramonto.



Dopo essercelo goduto raggiungiamo un buon punto per campeggiare, sotto il vecchio ponte della ferrovia del Ghan, ancora in macchina, sempre perché il terreno è super roccioso!anche cucinare è stata un’avventura!ma la mitica macaroni&cheese non ha tradito!!
Il bagno ovviamente è libero nei cespugli..



Andiamo a letto soddisfatti e ansiosi di vedere un paio di attrazioni il giorno successivo. Si comincia subito con le rovine di alcune stazioni del treno.



E’ incredibile pensare che qui un tempo c’era una certa attività umana, ci passava il treno e soprattutto c’è acqua..si e pure tanta, ma sotto terra. In breve funziona così. Il bacino artesiano che si trova sotto la crosta dell’Australia centro-orientale è il più grande al mondo e parte dai Great Diving Ranges (catena montuosa della costa orientale)e scava il terreno per riaffiorare in alcuni punti in superficie (in questa zona ben 150 volte circa). I primi esploratori erano convinti della presenza di un mare interno all’Australia e lo cercarono invano senza trovarlo, semplicemente perché ci stavano camminando sopra!Qui il paesaggio cambia in continuazione passando da estese pianure sabbiose o rocciose a dune rosse. Le nuvole poi sembrano disegnate.
Dopo una breve sosta a Willie Creek, città meno popolata del mondo con 8 abitanti (alcuni dicono 12) ci fermiamo presso Coward Spings, una stazione che offre campeggio e tour nel deserto con i cammelli, oltre che una piscina naturale termale calda, formatasi appunto per l’affioramento in superficie del corso d’acqua sotterraneo.






Il bagno e piacevole e rilassante ma subito dopo il vento aumenta di intensità.
Questo non ci impedisce di andare avanti per scoprire l’incredibile Blanche Cup, una affioramento, roccioso questa volta, che contiene al suo interno acqua ed è circondato da erba verde, mentre il paesaggio intorno è lunare: stupefacenti sia l’effetto visivo, sia il lavoro della natura. Bagnetto vietato qui!




Il vento ora è davvero forte, ci avviciniamo verso il Lake Eyre, bellissimo, ma si vedo poco o niente, stiamo per essere investiti da una tempesta di sabbia. Il paesaggio cambia ancora, ora il cielo non si vede più e tutto assume un colore innaturale, folate di vento portano strisce di sabbia a spasso per il deserto.






Ma è sempre affascinante e infatti senza quasi accorgercene arriviamo a Maree, capolinea (o partenza, a seconda del senso di marcia)del tracciato, fine di un percorso unico, spettacolare ed emotivamente molto intenso. Appena la strada sterrata viene sostituita dall’asfalto capiamo di essere tornati nel mondo reale e, nonostante il paesaggio non sia ancora cambiato, la nostalgia si sente subito. Fortunatamente siamo distratti da un ultimo spettacolo: le polveri alzate dal vento al tramonto creano stupendi effetti colorati all’orizzonte, mentre dall’altre parte, le pareti dei Flinders Ranges si colorano di viola, come il cielo che li sovrasta.



Percorrere questi tracciati e sentire la forte attrazione che ci lega al deserto è un’esperienza unica, tanto che gli aborigeni ci avevano vissuto per oltre 10000 anni.
Siamo arrivati nella squallida Port Augusta per un panino dell'Hungey Jack appena in tempo prima di svenire dalla fame visto che col vento che tirava non era possibile usare il fornelletto..Siamo stati subito ringlobati..
Ora siamo ad Adelaide, bella città, anche se pure questa fatta con lo stampino, ed è tutto diverso, caotico, nonostante purtroppo basteranno solo pochi giorni per riabituarsi..

VIDEO

AQUILA