martedì 22 settembre 2009

MISSIONE SHARK BAY FINALMENTE COMPIUTA!!! (Alessandro)

Otto giorni fa siamo partiti da Perth, colpita da una perturbazione che sembrava perenne. Saremmo dovuti partire in 6 (noi, Fabio, Ilaria, e una coppia di loro amici slovacchi) solo che Ilaria si è ammalata e di conseguenza gli slovacchi hanno deciso di lasciar perdere.
Questo in breve.
La partenza non è stata delle migliori, sveglia alle 4, freddo, buio, ci dimentichiamo di un particolare fondamentale: il compressore per il materassino, acquistato orgogliosamente a metà prezzo visto che abbiamo una tenda che si tiene con lo sputo ma ha il materasso gonfiabile incorporato. Al negozio di articoli da campeggio eravamo indecisi se investire i soldi nel compressore o se comprare una nuova tenda..la decisione presa si può facilmente intuire e ora sto scrivendo col culo per terra!
Allora visto che l’anno scorso abbiamo fatto 3000 volte il primo pezzo di costa, stavolta ci è sembrato logico fare tutta una tirata fino a Denham (837 KM), il nostro inferno, il posto in cui l’anno scorso abbiamo fuso il 4X4. CI mancava di vedere il bellissimo Cape Francois Peron, raggiungibile, appunto, solo con bestie dotate di 4 ruote motrici. Saltiamo dunque i ben noti Pinnacoli, Kalbarri, Shell Beach e via dicendo (sono comunque posti bellissimi, chi volesse approfondire può farlo leggendo i post relativi a Luglio e Settembre 2008). Arriviamo, dopo 12 ore di viaggio, a Denham e prenotiamo 2 notti in campeggio, che non ha piazzole in erba perché qui non piove mai..
Per farla breve, senza materassino è stata una sofferenza, ma la stanchezza ci ha concesso di dormire una decina di ore.
Visto che ci eravamo, non abbiamo resistito al fascino dei delfini e siamo tornati a Monkey Mia: sono sempre uno spettacolo!il paesaggio poi è incredibile, con le nuvole che sembrano disegnate e il mare con sfumature di azzurro commoventi. Sulla via del ritorno Ale pensa:”ma perché non compriamo un compressore qui?” “ok”. Quello elettrico non c’è e optiamo per una pompetta sfigata che dovrebbe gonfiare anche le gomme delle macchine ma che in realtà è servita solo per farmi fare un po’ di palestra. Quando la disperazione è ormai incombente, arriva l’australiano di turno che fa:”prova con il mio compressore, FORSE è più semplice”. Certo che lo è!in 3 minuti lo gonfio ma arriva all’improvviso una
tempesta con pioggia a catinelle (visto che qui non piove mai)e vento da far vergognare la bora di Trieste. Il materasso è gonfio, la tenda bagnata. Non resistiamo all’idea di dormire comodi anche se umidi e alla fine credo non sia andata troppo male se non fosse che il materasso ha probabilmente un piccolo buco perchè al mattino era abbastanza sgonfio…
A tutto si unisce il fatto che la tenda è richiusa umida..ma al momento ci interessa solo raggiungere il Cape Peron. Prima tappa, la Peron Homestead, una specie di fattoria dove una volta tenevano le pecore e che ora si può visitare. Da qui parte la strada sabbiosa che protrae nel parco nazionale. Arriviamo senza problemi affrontando il primo facile tratto sabbioso. Da questo punto è necessario inserire il 4X4 e sgonfiare notevolmente le gomme. Noi abbiamo 2 misuratori di pressione ma non funzionano, quindi chiediamo aiuto al solito australiano super fornito che in 2 minuti ce le sgonfia. Si parte!
All’inizio sono un po’ impacciato perché in effetti la strada è coperta di sabbia rossa morbida quindi slitto come sul ghiaccio ma appena prendo confidenza comincio a divertirmi ed Ale ad aver paura. Ad un tratto la strada sabbiosa finisce per lasciare spazio ad un percorso in terra bianca costeggiato da un paesaggio lunare. D’improvviso si passa da dune rosse ricoperte di vegetazione ad un terreno brullo e arido. Dopo alcuni Km ancora sabbia fino ad arrivare alla agognata Bottle Bay. Parcheggiamo e ci dirigiamo verso le splendide dune rosse che scendendo a picco sulla sabbia bianca creano con il proseguire dell’azzurro del mare un effetto da orgasmo ottico (il termine è un po’ forte è per rendere l’idea).
Era quello che volevamo tanto vedere, dopo un anno ci siamo riusciti!Soddisfatti ripercorriamo la strada a ritroso, rigonfiamo le gomme e via verso Carnarvon, tappa obbligata per passare la notte, come lo scorso anno, nello stesso campeggio!La notte è stata gelida, appena svegli siamo stati sotto la doccia bollente per un’ora!!
Poi appena usciti è scoppiato il caldo..
Fatta spesa, la direzione è Coral Bay. Stiamo ripercorrendo, anche se velocemente le tappe del viaggio precedente. Devo dire però che Coral Bay mi è piaciuta molto più quest’anno, forse perché l’acqua era più limpida anche se gelida e i coralli sono davvero grandi e numerosi, per la maggior parte duri.
Solito bellissimo tramonto, solita squallida cena a base di hamburger a basso costo circondati da gabbiani famelici. Per il campeggio pensiamo bene che, dovendo solo passarci la notte, sia meglio aspettare che chiuda la reception, prendere una piazzola libera e partire il giorno dopo molto presto. Sfortuna vuole che tutti e 2 i campeggi siano pieni e quando siamo sul punto di metterci in strada e dormire in una piazzola gratuita attrezzata per passarci la notte, vediamo altre persone accamparsi su una bella aiuola erbosa. Ci informiamo e veniamo a sapere che fa parte di un campeggio e può essere utilizzato in caso di pienone ma al prezzo intero che va pagato il giorno dopo alla reception..si. Sembra fatta, neanche montiamo la tenda, stendiamo i comodi sedili del Terrano e ci apprestiamo a passare una bella notte in tranquillità, quando arriva un omino con la torcia, prende il numero di targa e ci lascia il bigliettino con cui pagare la mattina successiva. Che rosicata, stiamo praticamente pagando per stare in un’aiuola in macchina. Almeno possiamo usare i servizi del campeggio, così congeliamo tutta l’acqua che abbiamo in modo da conservarla fresca per la prossima tappa, il temutissimo Karijini!!

FOTO CAPE PERON NATIONAL PARK










VERSO LA TERRA ROSSA Alessandra
La mattina ci alziamo presto perché la piazzola, secondo me un po’ abusiva, va liberata per le 8.
Partiamo per il temutissimo Karijini: l’anno scorso ne avevamo visto una parte con Ilaria e Fabio ma dopo due notti sulla terra rossa eravamo scappati disperati.
Il parco è probabilmente uno dei più belli d’ Australia: gole d’acqua limpida circondate da scogliere rosse e aride, però al tempo stesso è anche uno dei più “scomodi”.
Dopo qualche ora arriviamo a Tom Price, la cittadina più vicina al parco: scopriamo che l’anno scorso abbiamo preso una strada secondaria, e sterrata, per arrivarci e che invece si può comodamente proseguire sulla strada principale.. chi glielo dice a Ilaria e Fabio?
Questa volta scegliamo volontariamente lo sterrato, più scenico.
Facciamo il pieno a Tom Price e lasciamo “la civiltà”.
Il parco è diviso in due aree: quella ad ovest è quella che abbiamo visto lo scorso anno, quindi ci dirigiamo verso lo spartano campeggio ad est.
Ci aspettiamo un campeggio con auto registrazione e già programmiamo di dormire gratis ma anche questa volta arriva la brutta sorpresa: all’ entrata ci sono due tipi in pigiama ad aspettare chi arriva tardi: porca miseria.
Comunque non abbiamo alternative e paghiamo: il campeggio è economico (15 dollari in due) ma si parla praticamente di bushcamping.
Non ci sono docce, né frigo o cucina: solo una latrina come gabinetto.
Dormiremo in macchina perché il terreno è duro e c’ è la solita indelebile terra rossa.
Mentre cerchiamo di raggiungere il bagno tra i cespugli ci si piazza davanti un animale: porca miseria è un dingo.
Si avvicina lentamente alla piazzola di alcuni australiani che stanno facendo un succolento bbq: loro non si scompongono e quindi ci auto convinciamo che sia semplicemente il loro cane.
Ci attrezziamo anche noi per la nostra prelibata cena: tonno e fagioli.
Mentre prepariamo sento qualcosa di umido sulla gamba, mi volto di scatto: porca miseria di nuovo lui.. ed è proprio un dingo col cavolo che è un cane!
Si allontana spaventato forse più di me: menomale che evidentemente sarà abituato alle persone .. io di certo non sono abituata ai dingo e me la faccio sotto dalla paura quasi fino alle lacrime!
La mattina i raggi del sole ci svegliano presto: tutto sommato in macchina non abbiamo dormito male.
Oggi ci aspetta una lunga e faticosa camminata.
Lasciamo la macchina al parcheggio delle fortesque falls e scendiamo a piedi fino alle cascate dove ci aspetta un tuffo rinfrescante , anzi quasi gelido!
Lo scorso anno ci siamo fermati a questo punto del tragitto perché ale (in arte chico) aveva improvvisato un tuffo che gli comportò un torcicollo.
Questa volta gli vieto il tuffo e proseguiamo lungo un percorso davvero suggestivo che si snoda lungo un sentiero tracciato tra le pietre rosse, le gole e piccole pozze fino ad arrivare a circular pool, una sorta di piscina dall’acqua limpida e ovviamente fredda.
Ci fermiamo un po’ per rilassarci, fare il bagno e scattare qualche foto e affrontiamo la via del ritorno seguendo però un percorso alternativo molto ripido ma altrettanto bello perché prevede la sosta in un lookout sulla vallata.
Visto che la notte al Karijni non può essere né comoda né gratuita a quanto pare iniziamo a muoverci verso Broome.

FOTO KARIJINI


















Dobbiamo fermarci lungo la strada a dormire perché Broome è lontana ancora 900 km.
Lungo la strada principale le piazzole di sosta non sembrano affatto ispirare sicurezza: ogni tanto al ciglio della strada notiamo qualche macchina aperta e abbondonata.
Tra le altre cose guidare qui con il buio non è il massimo perché ci sono tantissime mucche che attraversano incuranti delle macchine.
Decidiamo di fermarci a Port Hedland, unica cittadina lungo la strada e probabilmente la più brutta d’ Australia: è un centro minerario e non ci sono altro che fabbriche ed edifici grigi.
Noi arriviamo mentre fa buio, è sabato e in giro ci sono solo tipi loschi.
Cerchiamo un campeggio ma è tutto pieno: dubito si tratti di turisti, evidentemente le persone che lavorano nelle miniere in questa zona risiedono stabili nei caravan park.
Girovaghiamo un po’ senza speranza: niente di niente.
Ale si ferma in una sorta di autogrill per comprare una cioccolata giusto per introdurre un po’ di zuccheri nell’ organismo visto che da due giorni mangiamo solo scatolette: alle otto di sera la porta del piccolo market è già serrata e le ordinazioni si fanno solo dalla finestrella .. sembra il bronx!Neanche a tor bella monaca ho avuto questa sensazione di una terra abbandonata da Dio.
Ad un tratto ci viene in mente che poco prima di questo ridente centro cittadino c’ era una svolta per la frazione di South Hedland con l’ indicazione di un caravan park perciò torniamo indietro di qualche km.
Ad un tratto però la strada sembra essere bloccata: vediamo solo luci e pensiamo a dei lavori in corso ma come ci accostiamo per fare inversione una poliziota ci fa cenno di avvicinarsi.. è un posto di blocco per il controllo del tasso alcolico e loro gasatissimi pensavano volessimo farla franca.
Noi invece quasi ci pentiamo di non aver bevuto almeno ci avrebbero fatto accostare e avremmo dormito lì : ) ( in fila ci sono diverse macchine parcheggiate per questo motivo)
La poliziotta ci consiglia un campeggio distante pochi metri: alla reception non c’è nessuno e finalmente dormiamo la nostra prima notte gratis!
Sveglia alle 5 e fuga!

VERSO BROOME - PORT SMITH LAGOON









All’ alba Port Hedland è avvolta da una nebbia fittissima: meglio, sembra meno brutta!
Il paesaggio è surreale e suggestivo: sembra che il sole appena sorto cerchi di combattere la coltre di umidità.
Siamo in direzione Broome ma decidiamo di fermarci a un centinaio di km per rilassarci e non arrivare distrutti.
Ci fermiamo al Port Smith caravan park, situato nell’ omonima laguna a 40 km da Broome: solita strada sterrata per raggiungerlo.
Anche qui eravamo passati l’ anno scorso ma solo di notte e non avevamo potuto vedere la laguna che invece ci sorprende: è una delle spiagge più particolari che abbia visto qui perché con il variare della marea il paesaggio muta completamente.
Quando la marea è alta ci si trova davanti ad una piccola lagunetta circondata da fitte mangrovie: dietro all’ orizzonte si vede una distesa infinita di mare e una striscia di sabbia bianchissima.
Quando si ritira la marea la lagunetta si prosciuga del tutto e si può camminare fino ad una distesa di sabbia chiara davanti all’ oceano aperto.
Il campeggio è abbastanza spartano ma pulito: inventiamo un letto di foglie visto che non possiamo gonfiare il materassino.
L’ unico neo è che veniamo praticamente assaliti da piccoli moscerini aggressivissimi: in questa zona sono dovunque.
Ora siamo a Broome dove cerchiamo di rilassarci e festeggiare il compleanno di ale per 3 giorni prima di tornare a vagabondare.