martedì 2 settembre 2008

Ritorno a Perth



Siamo tornati a Perth dopo 9 ore di volo.
La prima notte e' passata in macchina nel parcheggio dell'aeroporto, la seconda abbiamo upgradato alla camerata da 10 di un ostello!!: )
Devo dire che non e' andata poi male: essendo 7 su 10 maschi mi preoccupavo del concerto notturno ma alla fine quello che ha russato di piu' e' stato Ale e lui me lo sarei dovuto sentire anche in una lussuosa camera doppia : ) !!
Stamattina andiamo a prendere quella matta di Katia, reduce del suo viaggio a nord, e andiamo in giro per qualche giorno alla scoperta di quello che non abbiamo visto intorno a Perth e di quello che vogliamo rivedere.
Sabato sera o Domenica finalmente rivediamo Ilaria e FAbio e Lunedi' dovremmo essere in viaggio con loro verso nord.. verso il mare ... verso Bali!!

Considerazioni

Siamo appena sbarcati a Sydney in attesa di prendere il volo che ci riporterà a Perth, da dove comincerà la vera e propria avventura australiana!
Essere tornati nel mondo altamente civilizzato non mi ha ancora fatto nessun effetto, positivo o negativo. Forse perché sono ancora dentro un aeroporto.
Però se ripenso ai momenti passati a Tonga, soprattutto nell’arcipelago di Haapai, mi viene nostalgia di alcune cose..andare in bicicletta per strade circondate da piantagioni di cocco e bambini e persone che ti salutano in continuazione, vedere i maiali sulla pista d’atterraggio che incrocia la strada principale (la chiudono al traffico quando atterra l’unico aereo al giorno), andare in giro per strada e percepire un clima di calma e tranquillità surreali. E come potrei dimenticare l’autobus con la gente che esce di fuori e l’autista che ti chiede a che ora deve ripassare (questo solo a Pangai però)! Certo finalmente ho mangiato qualcosa di diverso da scatolette di carne in scatola e pesce o pollo cucinati allo stesso modo!
Una cosa che sicuro non mi mancherà è il mare!mi sono reso conto come il mare qui in Australia non abbia da invidiare nulla a quello della Polinesia. Le palme da cocco che contornano la spiaggia invece credo non le vedrò per un po’ purtroppo.
Altra cosa favolosa era camminare per strada o in spiaggia e prendere cocchi dalle palme per berne il latte o spaccarli e mangiarli;o vedere maialini, polli e pulcini in giro ovunque.
Ecco, ora che scrivo mi riviene nostalgia, e c’è da dire che essere stati una settimana senza elettricità mi ha fatto apprezzare la sola vista di una presa elettrica!o anche la pasta con la carne in scatola era buona!una vita molto semplice si conduce a Tonga; le macchine servono davvero solo per andare in giro e le case per dormirci e i bambini si divertono giocando in strada o semplicemente salutando i turisti!
Tutto davvero bello, anche se note dolenti non mancano..il fancazzismo che comunque si pratica qui porta il paese ad importare qualsiasi cosa, esportando pochissimo. Di conseguenza si ricevono molti aiuti, non disinteressati, da Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Questi ultimi soprattutto finanziano molte cose e viene il dubbio che ricevano il permesso di cacciare balene di cui Tonga è piena..non è ufficiale come cosa, ma è ciò che si mormora. Insomma il paese è abbastanza dipendente da altri nonostante sia un regno sovrano.
Ultima cosa, che poi ho riportato più volte, è la concezione dei rifiuti. Loro li buttano in mare, in strada e non hanno cestini. Purtroppo quando la tecnologia arriva prima della cultura nascono i problemi..loro prima buttavano cibo o piante che non danneggiavano, ora lo fanno con la lattine e plastica. Ma non perché siano dei maleducati, semplicemente perché non lo sanno!sul traghetto tutti buttavano roba in mare e quando vedevano che noi mettevano i rifiuti in una busta facevano uno sguardo strano, di incomprensione..come dire, ma non vedi che c’è il mare?
Nel complesso bisogna sicuramente etichettare positivamente i tongani, gentili, sempre sorridenti ma poco inclini a chiacchierate, anche tra loro. Spero solo che la globalizzazione (qui non c’è nessun fast food) non intacchi questo posto e che i tongani prendano un po’ coscienza del paradiso in cui vivono.
Il regno di Tonga, il luogo in cui il sole sorge per primo, il luogo dove la tranquillità regna sovrana!

domenica 31 agosto 2008

Polinesia - Tonga

Malo e lelei a tutti!Il post è davvero lungo ma merita!non avevamo intenet quindi qui c'è il resoconto di tutti i giorni!eh eh, per le foto cliccate su questi link

Tongatapu
Haapai
Eua

Avevamo iniziato a metterle qui ma poi ci siamo resi conto che erano troppe e allora le abbiamo caricate su Picasa!


14-15-16 Agosto 2008

Dopo vari cambiamenti di programma, l’ostello e il fish&chips, arriva il giorno della partenza per il remoto Regno di Tonga, l’ultimo Regno, nel vero senso della parola, rimasto.
L’avventura comincia il mercoledì 13 all’aeroporto di Perth. Tre falsi allarmi incendio ci fanno evacuare un paio di volte ma alla fine il volo parte con 20 minuti di anticipo che manterrà fino all’arrivo a Sydney alle 6:30 a.m. Ovvio, noi speravamo facesse ritardo cosi dormivamo di più e lo scalo a Sydney sarebbe durato di meno. Invece accade che viene ritardato il volo da Sydney e le già insostenibili 8 ore diventano 9..
Apre il check in dopo 6 ore e ovviamente siamo i primi!subito una brutta notizia. Ci dicono che per partire hanno bisogno del visto stampato che dimostra che sia ancora valido per tornare indietro..ops, nn ce l’abbiamo!dobbiamo stamparlo cosi corro su negli uffici della Pacific Blue (fa molto Lost sta compagnia, anche perché la tratta è quella più o meno) e invece mi accorgo che bastava che il tipo chiamasse gli uffici e comunicasse i nostri dati per verifica. Infatti il check in ce lo fa un’altra ragazza. Si mangia e si beve e dopo il ritardo annunciato arriviamo a Tongatapu (isola principale di cui Nuku’alofa è la capitale) alle 24:00.




Breve parentesi riguardo Tonga. E' composta di 4 arcipelaghi: Tongatapu, il principale, dove sull'omonima isola si trova la capitale Nuku' Alofa, Haapai, delle cui 62 isole 45 sono disabitate, Vavau', il gruppo di isole piu' turistico, Niuas, isole remote vicno a Samoa in cui pochi, anche tra gli stessi tongani, sono andati.
Tornando a noi, siamo catapultati in un’altra dimensione. All’ingresso passaporti ci sono dei tongani che cantano e suonano musica tipica per racimolare qualche soldo dai turisti gonfi di valuta occidentale. E’ l‘aeroporto internazionale e i controlli si riducono ad un’occhiata al passaporto ed un cane poliziotto. Bellissimo!
Per la prima notte abbiamo prenotato presso Heilala Guesthouse poiché al Bluebanana, dove andremo per 3 giorni, quella notte non c’era posto.
A proposito il fuso è di 11 ore con l’Italia in estate, 12 in inverno (loro non cambiano l’ora).
L’alloggio è davvero carino, in stile tongano e infatti la nostra abitazione è un fale, una capanna con il tetto spiovente davvero caratteristica. L’umidità è forte, ma ci sono diverse finestre con zanzariera che permettono all’aria di alleviare la calura. Il posto è immerso nella vegetazione tropicale e, pur essendo buio, io e ale presi dall’entusiasmo, alziamo la voce. Subito ci richiama qualcuno, il cui accento inglese però tradisce la provenienza italiana. Chissenefrega, ci aggiriamo un po’ con la torcia, andiamo al bagno, distaccato (solo il nostro fale era cosi, vabè) e ci buttiamo stravolti a letto. Ma non si dorme, tra fuso orario e sballottamenti la stanchezza è tanta ma non si chiude occhio. Dormiamo solo 3 ore e, dopo una notte di pioggia, troviamo uno splendido sole!
Piccola parentesi: una cosa che davvero mi manca di casa è il buio. Io in Australia e qui dormo malissimo, la luce entra di primo mattino e mi sveglia, io voglio il buio totale!!
Qui realizzo un sogno, che per molti sembrerà anche stupido ma li capisco. Sono immerso nella vegetazione, fuori da una capanna, sull’amaca, a navigare su internet. Il futuro!




Tutto ciò dura poco perché in un paio d’ore veniamo portati in città in attesa di essere prelevati dall’altro alloggio. Il tipo che ci si presenta si chiama Vei, un Tongano massiccio ma molto simpatico che fa il tassista/guida e ci porta a fare spesa, comprare la scheda per il telefono e ci descrive i posti per cui passiamo. Loro mangiano molte verdure, frutta e carne e pesce (ma questo non tradisca!sono grassi perché mangiano tanto e condito in maniera pesante) e hanno un sacco di scatolame, impressionante la grandezza di quello della carne, 10 volte manzotin!
Compriamo pasta, tonno, vongole (in scatola), pomodoro, mango, piccole e buonissime banane, macinato, biscotti e sardine. E pane.
Alcune chicche. Il nostro accompagnatore aveva in macchina un coltello con 20 cm di lama a vista e nei giardini delle case dei villaggi ci sono cani e maiali!addirittura i maialini vanno a pesca con la bassa marea!!
I villaggi sono troppo carini, all’ingresso c’è una sorta di arco che da il benvenuto e le case sono delle baracche colorate alternate a lunghe piantagioni di cocco. Tutti salutano e sono felici, i ragazzini giocano da soli in strada.
Alla fine arriviamo al Bluebanana e paghiamo i 30$ di trasporto e compagnia. Crepi l’avarizia.
Il posto è da favola, ad Ale vengono i soliti occhi a mezzaluna per la felicità. La casetta è tra gli alberi, rialzata vicino al mare blu. Ce ne sono solo altre 2, in tutto 6 ospiti. La spiaggia è da cartolina con tutte le palme a ridosso della sabbia. I proprietari sono una coppia di surfisti cinquantenni australiani, trasferitisi qui 24 anni fa!sono molto sostenibili ed ecologici, fanno un’ottima raccolta differenziata, sono ospitali e alla mano. Surfano tutti i giorni.
Noi ci siamo subito buttati sullo snorkeling, carino, ma potrebbe essere stupendo perché si fa praticamente da riva, ma purtroppo il riscaldamento delle acque sta uccidendo i coralli, la cui maggior parte ha perso il bellissimo colore. I pesci sono tanti e colorati e le stelle marine grandi e di un blu da farla sembrare finte!poco più avanti a noi, oltre il reef, grandi onde accolgono surfisti esperti.
E’ davvero difficile descrivere la bellezza di un posto del genere, i colori, l’atmosfera.
Sabato decidiamo di andare in città perché la mia maschera si è rotta (qui me la prestano ma a me ne serve una per le altre isole) e la scheda del telefono ha problemi (ma dai, strano che ci dice sfiga!!). Sono partito per Tonga consapevole del loro stile di vita quindi sono disposto a non prendermela per niente. In un posto di mare non vendono maschere..alla fine solo Ale compra le pinne, dei bambini ad una bancarella ci vendono del cocco tagliato e bucato per bere l’ottimo e abbonante latte con un coltello tipo quello di Vei e arriviamo alla fermata dell’autobus. Si ci spostiamo con i mezzi, che passano spesso, sono economici e meritano un discorso a parte.
Gli autobus non hanno numeri ma colori e un foglio con la scritta della destinazione. Non ci sono fermate se non i capolinea, dall’auto si sale e si scende ovunque sulla strada semplicemente chiedendolo all’autista. Durante il viaggio si grida qualcosa e l’autobus si ferma, anche se vista la lentezza si potrebbe saltare al volo, ma si paga alla fine. Se finiscono i posti si viaggia sui gradini e anche fuori dalle porte, che sono sempre aperte, attaccati al tettuccio. Le macchine sono davvero poche e vanno piano, forse perché vecchie. Tutti si salutano e gente, anche noi, sale e scende in qualsiasi punto. Anzi all’andata l’autista ci ha visti in mezzo alla strada ma si è fermato perché ha capito che dovevamo salire. Il biglietto si paga quando si scende, come detto, e il prezzo varia dalla zone: noi siamo all’estremità ovest e paghiamo a tratta 1.9$ tongani, circa 65 centesimi di euro. Di media si è sui 70centi o 1$ tongano.
Si paga dal finestrino a chi è seduto di fianco all’autista (ci si siede ovunque, davanti c’è posto per 3) e si saluta.
Nel tragitto abbiamo visto di tutto: maialini scorrazzare nei giardini, sedili di auto usate come poltrone da giardino, copertoni delle ruote (lavorati alcuni) come vasi. Ma non c’è senso di povertà e tutto sembra in armonia. Bisogna vederlo per capirlo. Poi tutto è contornato da piantagioni di cocco e vegetazione tropicale. Sono molto puliti, anche se ogni tanto si vedono lattine e carte a terra, ma i maleducati sono dappertutto. Anche nel paradiso dove alloggiamo, in acqua, vicino alla riva, ogni tanto si vede qualcosa. Ma nel complesso ci siamo.
Venerdi sera siamo stati ad una cena a buffet molto buona seguita da una rappresentazione folkloristica davvero ben fatta. I balli sono davvero particolari e coinvolgenti e i ragazzi ci credono davvero. Uno era la fotocopia di Adriano dell’Inter. Usanza tipica è quella di appiccicare sui corpi unti dei ballerini o ballerine banconote da 1$. Per noi roba da Nightclub o 8 Marzo, per loro tradizione. La signora che presentava era simpatica e gentile ma non molto professionale visto che non faceva altro che pubblicizzare la sua guesthouse e quella di un certo Toni. Ha fatto anche cantare il figlio di 11 anni presentandolo come un “non ottimo cantante”!
Di sabato avevo già detto della mattina, il pomeriggio è passato facendo snorkeling e foto. A cena bbq con i proprietari e gli altri 4 avventori: 2 signore neozelandesi, di cui una festeggiava i 50 anni e una coppia del South Australia. Lui aveva pescato un tonno e l’ha offerto a tutti. La neocinquantenne ha portato una torta spettacolare fatta, indovina da chi?da una pasticceria italiana!siamo ovunque, anche qui dove il turismo è davvero, e fortunatamente poco sviluppato. Ha i suoi pro e contro. Il posto non è molto contaminato ma a volte può essere difficile trovare un posto per dormire.
Abbiamo anche mangiato banane alla brace e condite con pò di olio e sale..ottime!la barbabietola, al solito, fa schifo.
Il tramonto non è stato un granchè anche a causa delle nuvole, ma non penso sia facile battere quelli del Western Australia!
Dimenticavo, i padroni sono proprio dei tipi!sono venuti qui 24 anni fa perché la madre di lui era un artista e si era trasferita qui. Loro surfisti se no sono subito innamorati quando sono andati a trovarla. Tornano a casa una volta l’anno ma essendo aperti sempre non hanno molto tempo. Ci hanno raccontato che hanno cresciuto qui i figli, che ora sono in Australia a lavorare e studiare, hanno vissuti i tipici uragani tropicali con tetti che volavano via e si sono integrati molto bene, soprattutto lei, che ha anche danzato per la cerimonia di incoronazione del nuovo re (cosa molto rara, non essendo del posto). Parlano anche un po’ la lingua ma col fatto che l’inglese qui è diffuso non la sanno molto bene, non ne hanno bisogno. Ma ho parlato del re. Eh si, un regno ha il suo re, col il suo palazzo reale, che qui è come una casa di un benestante occidentale. In giro ci sono cartelloni del re e tutti sembrano amarlo anche se nel 2006 ci furono violente proteste contro di lui, che portarono anche ad un vasto incendio nel centro cittadino. Quindi la situazione non mi è molto chiara, devo approfondire.
Altro elemento caratterizzante è il cimitero. Non esiste, o meglio non è un luogo ma un concetto. Si seppelliscono persone dove c’è spazio (almeno cosi sembra, altra indagine per conferma); ma come detto prima è tutto in armonia. Le tombe sono coloratissime e piene di fiori sempre freschi e invece che senso di tristezza, emanano tranquillità. Sono nei campi, vicino alla case, dove evidentemente i cari possono andare a trovarli facilmente. Giusto anche se qui è applicabile perché sono pochi e hanno spazi disabitati ampi.
Ma davvero, nonostante la modestia, le casette cadenti ma colorate, le tombe sparse ma anch’esse colorate, i sorrisi delle persone, la vegetazione, il clima e i paesaggi da cartolina, sono degli elementi che caratterizzano ottimamente i villaggi, per quanto visto finora. La città non è granchè, caratteristica ma spoglia, e le persone non sono cosi amichevoli come nei villaggi.

17 e 18 Agosto Da Tongatapu a Pangai

Ultimo giorno al Bluebanana e a Tongatapu per il momento. La domenica a Tonga è illegale lavorare, ci sono pochissimi servizi (l’autobus non è garantito) cosi siamo stati tutto il giorno buttati al mare a fare foto e nuotare. La sera abbiamo avuto una tipica cena tongana, cucinata e portata da Vei, il tassista di cui sopra, composta da: carne in scatola (sembra faccia schifo ma ci sta davvero bene nella ricetta) tipo manzotin avvolta in strati di foglie non meglio identificate cosparsi di crema di cocco e di avocado; il contorno erano delle patate che crescono sugli alberi (potato fruit) e sono una via di mezzo tra pane e patata..il tutto era buonissimo ma pesantissimooo!!Dopo alcuni scatti prepariamo la borse e chiediamo un ultimo pareri sugli alloggi ad Haapai. Ci sconsigliano subito Billy’s place, definito in decadenza, cosi decidiamo di andare in città e trovare il primo posto disponibile.
Sveglia alle 4 30, Vei sempre lui, ci porta in aeroporto e gli chiediamo spiegazioni sul rapporto col re. Lui afferma che tutti lo amano e le rivolte non erano contro di lui, ma contro il ministro delle finanze..bah. Il discorso è lungo ma comunque pare il re abbia firmato per il 2010 una carta in cui si impegna a passare alla democrazia. A risentirci!
Tornando a noi, al “check in”, una scrivania, ci chiedono il nome solo senza passaporto e poco dopo ci imbarchiamo. L’aereo è un 8 posti più pilota. Sapevo che era piccolo, ma non cosi!si sta stretti..per qualche strano motivo io, che odio volare mi diverto, Ale si caga sotto. Qui ci sono vari video compreso l’atterraggio. Il volo è durato 50 minuti, tranquillissimo e abbiamo anche visto per primi al mondo l’alba del 18 Agosto 2008!come già detto, a Tonga il sole sorge prima di ogni altro posto al mondo.
Arriviamo a Pangai, nell’isola di Lifuka, dove c’è solo un tassista che pare ci stava aspettando e qualsiasi cosa gli chiedevamo, lui rispondeva: “il mio taxi è lì”. Alla fine ci porta alla nostra prima scelta, Lindsay Guesthouse. Un posto davvero brutto. Da fuori sembra molto carina, i proprietari lenti ma simpatici, e si sente un profumo delizioso che proviene dal forno nel cortile..il prezzo non è altissimo, doppia con bagno 60$ tongani inclusa colazione. Affitta bici a 15$ il giorno, che però sulla guida dovevano essere 8..La camera è un tugurio: muri sporchi, lenzuola sporche, bagno sporchissimo. Fortunatamente avevamo portato del disinfettante e lo usiamo, cosa che facciamo con i sacchi a pelo per dormire sul letto. Scappiamo subito per prenotare le prossime notti (2 all’isola disabitata di Uoleva, 3 nel’isola di Uhia). Il ritorno a Tongatapu vogliamo farlo in nave..
Pangai si riassume in un porticciolo dove la mattina c’è un mercatino e nella strada principale dove c’è l’ufficio inutile del turismo, la banca Westpac, il negozio che ha un po’ di tutto dell’antipatico, ma va?, cinese e qualche kiosketto che vende pane, gelati, acqua, ricariche telefoniche. Dicevo, odioso il cinese perché non mi parlava mai e invece di dirmi il prezzo mi sbatteva la calcolatrice col prezzo scritto..
Ok, prese le bici, ci dirigiamo nell’estremità nord dell’isola di Foa, collegata a Lifuka con un passaggio di terra (causeway), dove pare ci sia un posto bellissimo per lo snorkeling. Il tragitto è di 12Km e vediamo di tutto!davvero!i villaggi sono molto particolari e i bambini salutano sempre in inglese: dicono tutti Hi o Bye e What’s your name. Addirittura nei punti in salita sembra di essere al Tour de France o Al Giro: approfittando dei rallentamenti quasi ti assalgono chiedendoti sempre la stessa cosa. Di solito la loro occupazione è di tagliare cocchi con delle lame affilatissime lunghe una cinquantina di cm..gulp!
Ci sono anche parecchi rifiuti non nei villaggi ma nelle bellissime strade tra di essi, contornate di piantagioni di cocco. Noi abbiamo una teoria che poi esporrò. Per ora racconto una cosa incredibile che abbiamo visto. Poco fuori dalla città vediamo una spiaggia di una bellezza unica, decidiamo di scendere e mentre lo facciamo una macchina si ferma furtivamente, scendono 2 bambini sugli 8 anni, che trasportano, tenendolo dalle zampe, un maialino morto e lo gettano in mare e scappano sulla macchina che riparte immediatamente. Siamo rimasti allibiti, ma non potevano lasciarlo in qualche campo abbandonato?ovviamente ci spostiamo e la spiaggia è ancora più bella ma ci sono ancora loro, i rifiuti!basta ci riposiamo 5 minuti e sconsolati andiamo via. Dopo un tragitto lungo e faticoso raggiungiamo la meta. Una cartolina, spiaggia pulitissima, causa presenza nelle vicinanze di resort e solo 4 persone in acqua!posiamo le bici e ci immergiamo. Mai visto niente di più bello. Oltre ai pesci colorati e i alcuni coralli ancora vivi, l’acqua è di un colore, per intenderci, come quello dei depliant. Di fronte poi c’è un’altra isola, e una serie di secche. Io sono stato in acqua tutto il tempo e vicino a noi c’era un’altra coppia. Le chiedo l’ora e lei è..italiana, lui francese..stanno al Billy’s place che definiscono carino anche se in decadenza, ma pulito. Sufficiente a farci andare a chiedere se c’è ancora posto. Intanto fare il bagno lì è una meraviglia, ci abbrustoliamo e ci rimettiamo in marcia. Le bici non sono comode e i sederi sono dolenti!delle bambine ci risalutano ricordando i nostri nomi. Sulla via del ritorno prende forma l’ipotesi immondizia. Non ci sono cassonetti e viene buttata ai bordi delle strade e ogni tanto bruciata. Piccolo problema: l’inceneritore casereccio va bene quando hai solo rifiuti organici che ti concimano pure, ma se lo fai anche con lattine e bottiglie di plastica il terreno non è felice. Probabilmente facevano cosi prima poi con l’avvento delle lattine e delle buste non gli hanno detto che inquinano.
Noi intanto abbiamo sete e fame ma arriviamo quasi privi di forze al Billy’s place, lontano una decina di Km ma immerso in una piantagione di cocco, sul mare..in effetti è un po’ in decadenza nel senso che è un po’ trascurato ma è davvero carino, poi se è pulito. Incontriamo il presunto Billy, che quasi svogliato ci dice che possiamo tornare domani, tu ti fidi?vedremo..intanto le forze ci stanno abbandonando, torniamo strisciando a casa e io pregusto un cocomero comprato lungo la strada. Ho solo bisogno di un coltello e vado in cucina. Non ci sono stoviglie ma in compenso è sporchissima!Il clou è quando apro uno sportello e invece del coltello trovo uno scarafaggio enorme. Chiudo, lascio il cocomero nel frigo ovviamente sporchissimo e vado a mangiare nel bar in città un ottimo tonno marinato con patatine. Ci fanno compagnia una coppia lui Kenyano ma bianco che ne ha combinate di tutti i colori (tipo dormire sulle cabine al mare con tutta la bici perché non aveva i soldi per l’alloggio, negli anni 80 però), lei un’asiatica dai tratti che non abbiamo riconosciuto e un vatusso olandese che alloggia nella nostra stessa bettola e, nonostante lui abbia viaggiato solo in ostelli in Australia e Nuova Zelanda, è disperato. Nella doccia c’era un ragno enorme!lui tra l’altro è alla fine del suo viaggio e vorrebbe spendere gli ultimi soldi magari in un resort per rilassarsi un po’, e questo posto gli era stato consigliato da 2 amiche!secondo me lo odiano!
Dopo cena torniamo nel tugurio e non c’è più acqua per la doccia, ci laviamo nel lavandino, si io anche il bidè mi ci sono fatto, non è che tanto lo sporcavo di più e il Bluebanana è solo un lontano e rimpianto ricordo!
Stendiamo il sacco a pelo sul letto e ora siamo qui a scrivere!!ADDA’ PASSA’ A NUTTAT!



19-20 Agosto

Il trasferimento al Billy’s Place è avvenuto con successo. Confermiamo che il posto è in decadenza ma cmq pulito, almeno per quel che riguarda lo standard tongano!La colazione è molto buona, frutta, pancake fatti in casa e pane fritto con banana. Non c’è molto da dire di questi giorni; il primo l’abbiamo passato a riposarci (soprattutto le natiche), il secondo è trascorso a fare snorkeling nella spettacolare punta nord dell’isola di Foa..solite 2 ore di bici!
Degni di nota sono però gli uffici del turismo e delle compagnie navali. Nel primo trovi 2 signore tongane svogliate che alla tua richiesta di aiuto per prenotare un’isola con 2 villaggi, ti dicono:”tu vai, no problem” nonostante l’unica famiglia che offra ospitalità non è rintracciabile..però ci hanno assicurato riguardo la prenotazione ad Uoleva, isola disabitata dove ci sono solo 2 “resort” (Captain’s Cook e Taiana’s) con poche capanne. Il proprietario di uno è un ex alcolizzato con un braccio solo, dell’altro è un tipo di cui si sa poco tranne che in passato pare sia stato un po’ molesto con una turista ed è anche stato in galera per aver sparato ad un piede ad un uomo che aveva invaso la sua proprietà..noi scegliamo il secondo, che si chiama Soni, anche se c’è da dire che le 2 persone in questione si odiano e le storie sull’uno e sull’altro sono forse anche frutto di invenzione legata alla acerrima rivalità.
Pochi giorni dopo Ale incontra Soni in un bar e lui dice di non sapere nulla della nostra prenotazione, ma non ci sono problemi, basta presentarsi l’indomani nello stesso bar alle 9!
Tornando al discorso, gli uffici navali invece sono situati lungo il porto. Sono 2 baracche vere e proprie che aprono solo quando partono le navi. Ci andiamo ad informare sulla data per tornare a Tongatapu, l’isola principale, e ovviamente non lo sanno ancora di preciso ma ci dovrebbe essere giovedi 28. Ok, ripasseremo poi!
L’ultima sera ci siamo concessi il lusso di cucinarci una pasta al pomodoro. Presi gli spaghetti e la salsa “migliore”, o come era scritto sulla confezione, più raffinata, e aspettiamo la cena, ansiosi. Il sugo è invece ketchup e il nostro tentativo di coprirne il sapore con un pacco di sottilette risulta vano. A letto senza cena. L’unico che sembra gradire la pasta è Billy.

21 Agosto

Svegliati da una fame incredibile ci strafoghiamo a colazione e ci dirigiamo verso l’appuntamento al bar, il Mariner’s Cafe con Soni. Qui a gozzovigliare c’è una specie di sindaco di un villaggio, obeso, che prima di arndare via si prende un pezzo enorme di formaggio, lo piega a metà e lo divora. Intanto passa un altro con un pesce di 7 chili e mezzo sul manubrio della bici e in mano un coltello enorme (consuetudine qui) e lascia il pesce alla proprietaria del bar. Lei è un altro personaggio: polacca, sembra una scaricatrice di porto ma con un passato dignitoso a vedere le sue foto nel locale. Cosi alle 10 arriva Soni, ci saluta e ci dice che stiamo per andare, ma partiremo solo dopo 2 ore..tongan time.
Ci viene a prendere uno dei 4 tassisti dell’isola che scopriamo essere suo figlio e dopo esserci imbarcati su un pezzo di legno a motore, finalmente arriviamo a destinazione. Come ci aspettavamo, spiaggia, mare bellissimo e palme da cocco. La capanne sono meno basic di come credevamo, anzi sono anche carine nel loro genere ma piene di pertugi. Ci sono altri ospiti, anzianotti, di cui 2 sembrano usciti dall’ospizio dei Simpsons. C’è anche il Kenyano-inglese con l’asiatica.
L’isola è abitata anche da maialini (uno di loro crede di essere un cane), polli, 6 cani invadenti che vogliono giocare sempre e altro..Non mi dilungo sul mare perché è al solito stupendo. Piuttosto parlo di quello che è successo la prima notte. Cena alle 5 30, non c’è corrente (ma prendono i cellulari tongani) quindi si mangia prima del tramonto. Dopo un fuco in spiaggia a letto alle 20!!!Ci accoglie in camera un geko, vabè ci può stare. Ci addormentiamo tranquilli e nel mezzo della notte ci svegliamo di botto perché qualcosa sta mangiando i nostri crackers!Panico, prendiamo torcia e bastone e io sono senza occhiali. C’è anche da dire che avrei meno paura ad affrontare una tigre con un bastone piuttosto che un topo con un bazooka..non so perché ma è così!quindi cieco, spaventato, con una donzella da difendere, comincio a colpire il mio cappello (fatto cadere dall’animale) credendo fosse il presunto roditore. Dopo un po’ Ale si accorge che sto malmenando un cappello e realizziamo che il disturbatore, che non siamo riusciti a vedere ma che probabilmente era un ratto, se l’è data a gambe senza problemi e sazio. Intanto il nonno dei Simpsons, che dormiva separato da noi solo da canne di bambù non si accorge di nulla!!!Torniamo a dormire.

22 Agosto – COMPLEANNO DI ALE!!

Appena svegli facciamo colazione con pane, burro, marmellata e fruit potato fritte (buonissime), disinfettiamo la stanza, saltiamo la doccia perché non c’è acqua e ci rimettiamo subito a dormire visto che comincia a piovere. Questa volta la dormita è piacevole, ci svegliamo alle 3 e passeggiamo fino alla punta dell’isola. Il tempo si è rimesso bene e appena dopo cena posso fare delle belle foto al vulcano Kao che si vede all’orizzonte sullo sfondo di un tramonto rosso..spettacolo. La cena, che viene cucinata da Soni e la compagna, è stata “impreziosita”, oltre a varie portate, da una pasta al dente con sugo e manzotin!!il sugo non era ketchup ma la carne in scatola l’avrei risputata in altri tempi. Ieri l’ho divorata e mi è anche piaciuta!
La notte scende rapida e senza nuvole il cielo diventa in breve stellatissimo. Questa sera ci sono 2 nuovi ospiti dopo che I Simpsons se ne sono andati: una coppia di neozelandesi che girano tutto l’arcipelago in Kayak e tra l’altro avevano alloggiato con noi e l’Olandese da Lindsay..anche il loro commento su questa guesthouse è ipernegativo!Ora siamo nel letto a scrivere con torcia e bastone pronti all’uso sempre in compagnia di un paio di geko sui muri…




23 Agosto

Più volte svegliati da un letto non comodissimo e da rumori sia sospetti sia espliciti come i galli alle 5 di mattina, ci alziamo dal letto alle 6 30 e ora siamo in riva al mare, Ale sull’amaca, ad aspettare con fame preistorica la colazione!
Che dire, qui è tutto molto bello ed eccitante ma il compromesso è doversi adattare alla natura!fin quando si è giovani!ma qui con noi ci sono altri ultracinquantenni per nulla intimoriti dai vari ratti o rumori sospetti e super in forma!Sono neozelandesi e questo spiega molto: per loro il contatto con la natura è come per noi il calcio la domenica!
Quando c***o arriva sta colazione??!!
Fatta colazione, la giornata è trascorsa, guarda un po’, al mare. Come ogni sabato sera, c’è stato un banchetto con porcello cucinato per tre ore come nella foto, pesce e soliti stessi piatti tongani (non credo arrivino ad averne 5 diversi!).
Abbiamo deciso di andare sull’isola di Eua e abbiamo prenotato per telefono, con sottofondo di vento e poca linea telefonica, i posti in aereo..
Verso le 6 arrivano 4 yatch e l’isola deserta si è trasformata in un rave party..tanto cibo, più birra, ponch e falò con musica in spiaggia. Da non dimenticare i personaggi della serata, che tipi!
Magda, la polacca proprietaria del Mariner’s Cafè, una matta, un po’ di tedeschi di cui uno sovrappeso, un francese viscido ma simpatico, le cameriere del mariner’s cafè ubriachissime, un paio di altri tongani, uno dei quali uno ha avuto un accenno di rissa con Soni (forse non tutte inventate le storie sul suo temperamento) per motivi legati alla costruzione di un altro resort sull’isola. Compaiono nell’elenco anche una coppia costituita da 2 dive master, lui irlandese del nord (ma secondo lui irlandese perché esiste solo un’Irlanda, patriottico) e lei tedesca. Erano arrivati già gonfi e hanno continuato a bere a rotta di collo. Facevano parte del gruppo che è arrivato in ritardo e quando gli è stato fatto notare che avevamo cominciato senza di loro lui ha dato una risposta secca: sono irlandese, ho la mia birra, va bene così. Gira con il solito coltellazzo che ha definito uno strumento base di sopravvivenza..lui vive a Tonga da tre anni e c’è l’ha sempre dietro, sia per tagliare i cocchi, sia per eventuale difesa. Come tutti d’altronde. Ma dubito qualcuno l’abbia mai usato. Immagino ad averlo noi in macchina, nel traffico, un lunedi mattina!
Ultimi ad arrivare sono 2 coppie, una di inglesi e una di tedeschi, studenti rispettivamente di medici e odontoiatria, che stanno facendo una vacanza/studio qui. Vacanza nel senso che vanno sempre o quasi al mare, studio nel senso che ogni tanto vanno in clinica o in ospedale a fare pratica. Ma certo con 3 pazienti al giorno io anche preferirei andare al mare!All’inizio ci sono sembrati un po’ snob, ma poi siamo diventati amici.
Finalmente comunque dei giovani!!la notte in camera abbiamo un ragno enorme nero, non pericoloso comunque e 3 geko..che atmosfera!
Ma ormai siamo abituati..

24 Agosto

Risveglio al solito canto dei galli e grugniti di maialini e colazione. Conosciamo altri 2 ragazzi d Melbourne, che Ale era sicura fossero polacchi perché glielo aveva sentito dire chissà quando, e partiamo subito alla volta del versante settentrionale dell’isola, per vedere il Clam Circle, una comunità di vongole. Non le vediamo (non le vede nessuno) ma è notevole il fatto che appena finisca la parte rocciosa, ci si trova di colpo con l’acqua profonda non so quanto ma tanto e di colore blu intenso!spettacolare ma un po’ inquietante. Abbiamo anche sentito il canto delle balene sott’acqua, che ha reso il tutto più suggestivo. A sera solita cena alle 5 30, fuoco in spiaggia ma almeno siamo andati a letto alle 22 non alle 20!!

25 Agosto

Lunedi mattina sono ripartiti i tedeschi e lo spilungone con l’asiatica. Lo spilungone faceva troppo ridere. Faceva strecthing, yoga e verticali ogni mattina per un’ora e più e il suo divertimento era premere il porcellino che credeva di essere un cane così che emettesse il tipico grugnito del maiale prima dello scanno!
Restiamo quindi in 8 e nel pomeriggio ci inoltriamo nella foresta prima per vedere i burial munds, che sono tipo delle tombe, e poi per fare snorkeling sul versante opposto dell’isola. L’attraversamento è stato complicato e sembrava di essere nella foresta di Lost (c’erano anche la capanna di Jacob e maiali selvatici aggressivi). Il lato est, esposto ai venti, è caratterizzato da una forte corrente ma il fondale è davvero bello con pesci e coralli coloratissimi. Il problema è che con tutta quella corrente non si gode appieno dello spettacolo. Qui la costa è stata vittima di un forte terremoto lo scorso anno che ne ha fatto abbassare il livello di 50 centimetri. Ci sono alcuni alberi crollati e si vede molto bene il dislivello.
Ultima sera per noi, non diversa dalle altre.

26 Agosto

Facciamo colazione e paghiamo il conto. Da Soni si pagano 50$ tongani a notte, 20 per la cena, 10 per la colazione; questi prezzi si abbassano tutti a seconda della durata della permanenza, solitamente a partire dalle 4 notti. Il trasporto è fisso 25 a tratta a perosna. Ripartiamo per Pangai con la coppia inglese e alloggiamo con loro al Fifita, guesthouse sopra il mariner’s Cafè. Ci sono anche i tedeschi. Io mi sparo hamburger e patatine fritte e poi tutti e 6 partiamo verso il nord dell’isola di Foa ma stavolta, invece delle bici, prendiamo l’autobus. Eheh, l’autobus. Non è chiaro se sia un servizio pubblico o privato. Nel senso che passa ogni tanto, carica gente e la porta o all’aeroporto o alla spiaggia. Il prezzo è forfettario ma di solito è un 1$ per l’aeroporto, 2 per la spiaggia. Il momento più bello è quando ci chiede a che ora deve ripassare a prenderci!gli diciamo alle 5 ma non si presenta. Passa quasi un’ora e chiamiamo un taxi ma dopo 5 minuti arriva l’autobus. Saliamo e io cerco di richiamare il tassista ma risponde la figlia (anche prima, visto che lui dice solo 2 parole in inglese) che mi dice che è già uscito. Cazzo, ormai però siamo sull’autobus, ma presi dal buon senso aspettiamo il tassista in città, che è una via, e gli diamo la metà del pattuito. Più che buono per lui. A cena cucinano gli inglesi, che scopriamo essere grandi sostenitori e conoscitori della cucina italiana. Una chiacchierata e a letto, in compagnia, stavolta, di un bacarozzo che però è stato buono buono in un angolino.

27 Agosto

Piove e fa fresco ma decidiamo lo stesso di andare in spiaggia e prendere il kayak per raggiungere un’isoletta di fronte. Incontriamo al Mariner’s una coppia simpatica di statunitensi sui 50 che vivono alle Hawaii e vogliono venire al mare con noi. Andiamo all’appuntamento con l’autista dell’autobus e mentre percorriamo la strada la pioggia aumenta ma non ci ferma. Entriamo subito in acqua con le maschere e in breve il sole esce e diventa cocente. Sott’acqua avevo trovato un guscio di tartaruga marina piccola (senza tartaruga dentro) con incisa sopra una stella marina che probabilmente era stata li sopra per anni ma appena l’ho messa nel taschino del boxer per riportarla a riva si è disintegrata..solito culo!Nel pomeriggio affittiamo i kayak e ci alterniamo con quello doppio e singolo. Io con Ale mi sono spompato, lei metteva i remi in acqua e io spingevo. No scherzo, si è impegnata anche lei ma la corrente era forte. Raggiungiamo comunque l’isola e scriviamo i nomi sulla sabbia. Che conquista!
L’autobus ci viene a prendere con una puntualità spaventosa e inaspettata e a cena cuciniamo noi. Qui non c’è nulla, in più la tedesca è vegetariana quindi l’unica cosa da fare è una noiosa pasta al tonno, che però, dopo 2 settimane d’astinenza, vale una “pennette vodka e salmone”. Dopo cena ci attende una bella bevuta con birra e rum giamaicano (chissà perché proprio giamaicano qui) scuro. Beviamo tutto, io soprattutto, spariamo cazzate e ridiamo fino a quando si fa ora di andare assolutamente a letto perché dopo poche ore io e Ale ci saremmo dovuti alzare per andare a prendere il famigerato traghetto delle 6 30 per Nuku’ Alofa, la capitale di Tonga!
Vada vada, vedrà che si troverà benissimo sul traghetto!

Vorrei fare una considerazione sulle prime impressioni, che spesso sono sbagliate..Come detto i ragazzi tedeschi e inglesi ci erano sembrati snob e se non fosse stato per il fatto che eravamo su un’isola deserta probabilmente non ci saremmo mai conosciuti e avremmo continuato ad avere la stessa idea su di loro.
Per quanto riguarda il Fifita invece bisogna dire che la camera è al solito vecchia ma le lenzuola sono pulite. La cucina lascia a desiderare ma è sufficiente per gli standard tongani. I proprietari sono molto gentili. Buona la colazione. La doppia costa 40$ e il bagno è in condivisione.


28 Agosto

Sveglia alle 4 30, prassi mattutina al bagno e arrivo in orario al porto che dista pochi metri dal Fifita. La nave è pronta e ci sono alcune persone a bordo. Facciamo il biglietto, costo 68$ tongani a testa e ci dirigiamo verso la nave. E’ piuttosto vecchia e poco accogliente. All’interno sono già tutti pronti per dormire su delle stuoie che qui nei villaggi usano anche in casa, quindi decidiamo di andare sul ponte visto che la temperature è buona. Sopra siamo solo un pugno di persone tra cui dei signori neozelandesi (è pieno, sono solo a 2 ore di aereo); con loro e altri 3 siamo gli unici non tongani. Mi avevano detto che sarebbe stata un’esperienza da terzo mondo ma abbiamo comunque voluto provare e devo dire che sì, non è nemmeno paragonabile ad un nostro traghetto, data l’assenza totale di misure di sicurezza e ruggine ovunque, ma devo dire che mi aspettavo di peggio; le persone sono state tutte educate, silenziose, non si sentiva puzza. Un tipo ci anche offerto delle banane.
Il viaggio è stato scomodo perché non ci sono sedie ma secondo me per ¾ spettacolare e ora ne elenco i motivi:
- Vedere quando caricano a bordo la merce sulla nave non ha prezzo: hanno messo dentro di tutto!barili per il diesel, maiali e un vitello vivi, poltrone, frigoriferi rotti, cose che non so cosa fossero;
- Vedere le balene al prezzo del biglietto invece di fare whalewatching a pagamento: abbiamo visto tante balene anche da vicino spruzzare, uscire dall’acqua e saltare mostrando la pancia bianca;
- Navigare tra le isole della polinesia, stupende, in pieno oceano pacifico, con il sole e il vento che battevano sul volto, mi ha fatto sentire come il capitano Cook: la nave è passata in mezzo all’arcipelago e ci siamo fermati 2 volte a largo di gruppi di isole che non hanno il porto e siamo stati raggiunti da piccole imbarcazioni che hanno scaricato letteralmente al volo merce e persone!incredibile, il tutto in uno scenario mozzafiato e in un’atmosfera da film dei pirati!
Certo dopo 10 ore (l’aereo impiega 50 minuti) eravamo più che felici di essere scesi ma l’esperienza fatta è stata davvero bella.
Unico neo, come di consuetudine a Tonga,ad eccezione di Nuku’ Alofa, non ci sono cestini e la spazzatura, seppur poca, finisce in mare..sono arrivati cellulari e lattine ma non la consapevolezza ambientale.
Dopo una battaglia per scendere, abbiamo beccato un passaggio su un pick up di un tongano che andava in centro. Con noi c’erano anche i 2 signori neozelandesi. Loro erano stati nella pessima Lindsay, ma pare abbiamo apprezzato, nonostante non fosse pulita, perché il proprietario gli ha fatto vedere il rugby..no comment!
La sera abbiamo alloggiato da Toni’s. Lui non l’ho visto ma so che è inglese sposato con una tongana ed ha una guesthouse composta di 3 case (blu, verde e gialla) con più stanze e bagno e cucina in comune. La blu è la migliore, la verde la peggiore. Noi siamo stati nella blu e devo dire che è accogliente. Ci sono 4 stanze doppie, la cucina, un bagno e una bella sala con tv: il tutto su 2 piani al costo di 15$ tongani a persona. Conveniente il trasporto a 1$ a testa per il centro e 10 per l’aeroporto.
A cena siamo andati da Pizza Pazza, prima conosciuta come Little Italy, gestita da un italiano. Fa solo pizza che di sapore non è affatto male ma l’impasto è un po’ gommoso; tutto sommato mangiabile. Qui tra l’altro mi si è rotta un otturazione!ma dico la sfiga!siamo stati una settimana con 2 dentisti che lavorano in una clinica a Pangai e il giorno dopo che li lasciamo mi si rompe l’otturazione!roba da matti, vedrò che fare appena in Australia!
Non finiamo tutta la pizza e la signora ce la incarta per farcela riportare..l’ho dimenticata nella macchina di Toni..
Siamo arrivati distrutti in camera ma il sonno è stato disturbato dal fatto che stavamo proprio sotto il bagno e si sentiva tutto e alle 5 di mattina hanno suonato le campane della chiesa per 3 minuti!

29 agosto ( Alessandra )

Ancora sveglia presto, ore 6 20 per andare all’aeroporto a prendere il volo per Eua, isola vicina a Tongatapu facente parte del medesimo arcipelago. Avevamo dubbi sulla prenotazione fatta al telefono, dalla sperduta isola di Uoleva, a causa di un disperato spelling reso difficile dalla pessima linea. Arrivati all’aeroporto però sembra tutto ok, solito check in senza documenti, niente controlli di sicurezza e via sul volo più veloce del mondo. Dal momento in cui si sale in aereo a quello in cui si scende passano solo 13 minuti!
Abbiamo viaggiato in condizioni tragi-comiche: le signore al sedile dietro erano cariche di buste e bagagli e trasportavano come bagaglio a mano anche un cesto enorme che occupava metà aereo!!
Atteraggio su pista brecciata e arrivo fino alla fine della pista, poi c’era l’erba!
Ad Eua ci sono i ragazzi australiani che c’erano ad Uoleva (si incontrano sempre le stesse persone), e che saranno pure loro con noi a Nukù Alofa il 30 e 31 per prendere poi il volo per Sydney lunedi; loro poi però andranno a Melbourne.

Ci vengono a prendere quelli del resort che abbiamo prenotato e dove in teoria avremmo dovuto alloggiare.. ci fanno aspettare tipo 3 ore e mezza nel bar del loro patio vista mare e avvistiamo ancora delle balene. Nel frattempo ordiniamo colazione inglese 24$ e il tipo ci illustra tutti i tour che il resort propone rendendoli veramente invitanti ma dobbiamo sceglierne solo uno perché sono parecchio costosi e quello che ci sembra più completo è il 4wd ad 80 $ per uno… anche questa volta la depistante lonely planet indicava un prezzo totalmente diverso.. 45 $ a persona!!! Sono sicura che gli autori non abbiano mai messo piede a Tonga!!
Ma ci concediamo ancora un po’ di tempo per decidere..
Tornando alla nostra attesa dopo circa 2 ore nessuna novità ma in compenso abbiamo speso soldi: mi sento una turista fessa.
Sollecitiamo la moglie del proprietario che con il suo scarso inglese ci fa capire che non hanno ancora preparato la camera e che non hanno ancora deciso se accomodarci in una delle camere vicino al bar o in delle villette vista mare che hanno a dieci minuti di distanza.
Intanto il tempo passa e un cameriere ci chiede anche cosa preferiamo per cena visto che bisogna ordinarla in anticipo: la scelta non è poi varia o pesce o pollo.
Vediamo un tipo che disegna bozze per le tapa .. sono dei prodotti artigianali fatti con delle foglie di cocco intrecciate che vengono fatte solo a Tonga. Ne compriamo due dal tipo: evvai altri 30$!! Ma queste le volevo proprio del resto sono sempre una ragazza ormai in crisi di astinenza da shopping da più di 7 mesi!!!
A mezzogiorno finalmente si rivede il proprietario con il verdetto: ci portano alle ville vista mare!! A noi un po’ la storia puzza: se sono così esclusive perché le usano solo come seconda scelta?
Il mistero si svela dopo pochi minuti: le villette non sono parte del loro resort ma sono una struttura completamente separata e gestita da una famiglia di tongani decisamente non ricca.
Il tipo del resort “scarica” lì i clienti quando fa overbooking dopo avergli ovviamente spellato un po’ di soldi.
Il posto dove alloggiamo si chiama “Deep Resort”.: non sarebbe neanche male ma è molto trasandato.
I proprietari sono veramente amichevoli e sembrano tristemente rassegnati alla supremazia di questa specie di mafioso del resort affianco che comunque gli procura qualche cliente.
C’è da dire che loro però con il loro spirito pigro da veri tongani non fanno molto per affrontare la concorrenza: sono gentilissimi ma poco organizzati e sicuramente non si impegnano per tenere il posto rinnovato.
Siamo un po’ abbattuti perché finalmente speravamo di passare la nottata senza la compagnia di animali in camera ma qui la situazione non sembra promettere bene.
Il proprietario di questo resort ci spiega che loro offrono il tour 4wd dell’isola a 60 $ a persona perché non ritengono giusto il prezzo esagerato della concorrenza.
Prenotiamo il tour con loro per l’indomani incuranti del vecchio detto “ a risparmiare si spende due volte ”!
Dobbiamo ritornare nell’altra struttura per cena: il pollo era pure di pessima qualità ma almeno ci facciamo due chiacchiere con gli australiani che sembrano essere stati più fortunati di noi nel loro approccio con l’isola!
Al ritorno il proprietario del Deep Resort ci invita ad unirci a lui e i suoi amici al tavolo del bar e finalmente assaggiamo la famosa “Kava”: la bevanda più bevuta a Tonga.
E’ considerata un droga: in realtà è naturale e fatta con le radici di una pianta che credo nasca solo qui.
Molti la definiscono l’alternativa tongana all’alcool: io penso che il vino sia decisamente più buono : )
Comunque non è male come avevamo sentito anche se ha un retrogusto di radice.
Andiamo a dormire e per paura di animali vari dormiamo con la luce accesa.

30 Agosto (Alessandra)

Facciamo colazione con frutta tropicale e toast e ci prepariamo per il tour.
C’è da fare una premessa: quando siamo arrivati ieri nel giardino abbiamo visto un van decisamente vecchio e malandato parcheggiato nel cortile.
Inizialmente non vedendo altre macchine ci era venuto il sospetto che avremmo fatto il tour con quello piuttosto che con un 4wd ma poi avevamo notato che gli mancava una gomma e quindi abbiamo sperato in un landcruiser o simile nascosto da qualche parte.
Stamattina al risveglio notiamo che al moribondo van è stata rimontata la gomma: il nostro destino è segnato.. Partiamo con quello.
Lo sportello neanche si chiude del tutto.
Forse i 20$ in meno a persona hanno una ragione.
Parliamo anche William, con il tipo che dovrebbe farci da guida.. parlare è un eufemismo: saprà dieci parole in inglese!!! Sarà un tour istruttivo!!
Con noi viene anche un tipo inglese, ospite anche lui del resort e il figlio della “guida” : un bambino dolcissimo.
Partiamo: il van si accende azionando la batteria dietro il sedile anteriore.
La prima sosta è al market perché William deve fare spesa. Poi si ferma anche dal gommista. Più che un tour sembra che lui faccia i cavoli suoi e noi ci facciamo un giretto in van.
Poi però devo dire diventa interessante: ci dirigiamo verso sud a vedere delle scogliere da dove si possono avvistare le tartarughe.
Il paesaggio è stupendo anche se aver vissuto in Irlanda sminuisce un po’ i paesaggi di questo tipo.. Le scogliere irlandesi sono imbattibili!
Ci addentriamo nella foresta e ci arrampichiamo, lui con il bambino sulle spalle, fino ad un lookout a picco sul mare con un ponte naturale in roccia.
Tornati al van decidiamo di diregerci verso nord per vedere delle cascate e il bigovava: un albero enorme con una specie di grotta sotto le maestose radici.
Ma a metà strada ci fermiamo un attimo e il van sembra non voler più ripartire: che nervoso!
Dovremo aspettare 20 minuti prima di rimetterci in marcia ed io e Ale siamo visibilmente spazientiti.
Alla fine il tour è stato interessante ma i disagi in quest’ isola sono stati parecchi e forse avremmo potuto risparmiare i soldi.
Forse il problema è stato che abbiamo avuto pococ tempo per godercela a pieno: alle 5 infatti è già ora di riprendere il volo.
Alle 5 e 12 minuti siamo di nuovo a Nukualofa : )
Siamo sempre in compagnia dei ragazzi di Melbourne e alloggiamo tutti a Eilala Lodge, dove siamo stati la prima notte in Polinesia.
La cena qui è un po’ costosa quindi prendiamo le bici e decidiamo di andare in centro.. ma lì siamo tentati da “Two sisters”, rinomato ristorante italiano.
Gli lasciamo 70 dollari a testa ma sono stati decisamente ben spesi: sul nostro tavolo sono passate zuppe, patè di tonno, carbonara, bistecca, aragoste e pasta fatta in casa e dolci cioccolatosi . Un piacere per gli occhi e soprattutto per il palato!!
Magari in Italia sarebbe stata una semplice cena fuori ma qui l’abbiamo apprezzata troppo.
Ritorniamo sempre in bici al buio guidati da una torcia.

31 Agosto ( Alessandra )

Colazione con toast e frutti tropicali buonissimi.
Oggi è Domenica e come abbiamo già scritto qui tutto è deserto.
Decidiamo di andare a messa come fanno molti turisti.
Scegliamo la Chiesa dove si reca la famiglia Reale e infatti veniamo invitati a sederci in fondo. Meglio così visto che a metà messa ce ne andiamo: la messa è noiosa in tutto il mondo!
Forse le piccole chiese dei villaggi sono più suggestive.
Riprendiamo le bici anche se il tempo non promette bene.
Ci fermiamo nell’unica bakery aperta per fare rifornimento di dolci e ci spostiamo a sud per vedere i famosi BlowHoles: è l’effetto creato dalle onde che si infrangono su una scogliera costituita da piccoli canali. L’ urto porta l’acqua ad entrare in questi piccoli canali ad un pressione così elevata da scaturire in un getto potentissimo d’acqua verso l’alto.
E’ suggestivo anche per via del tempo cupo e ventoso.
Passiamo ancora tra piccoli villaggi dove tutti ci saluto amichevoli.
Al ritorno ci becchiamo un po’ d’acqua ma va bene lo stesso.
Stasera ceniamo qui: pare che il cibo sia buonissimo e poi l’atmosfera è carina con luci soffuse e musica polinesiana di sottofondo.
Intanto fuori piove.
Domani finisce la nostra avventura polinesiana: prenderemo l’aereo con i ragazzi australiani.
Si torna a casa… bhè più che altro si torna a Perth visto che una casa non l’abbiamo!!