venerdì 11 marzo 2011

Dalla Bolivia all’Argentina tutto semplice..o quasi!

Dopo aver superato lo sciopero nazionale dei mezzi di trasporto pubblici boliviani ed essere arrivati ad Uyuni con un tempo imprevedibilmente stupendo, sembrava che nulla potesse impedirci di riattraversare il confine senza problemi. Sembrava infatti..la giornata era bellissima e decidiamo di tornare al Salar, per godere per l’ultima volta dello spettacolo che quel posto poteva offrire al tramonto. Appena presi i bagagli veniamo adescati da più agenzie, ma la migliore ci sembra quella di Fatima (il nome è importante), sia per il buon prezzo del trasporto, sia per l’ottimo prezzo (30 Bolivianos) dell’hotel (ostello) in cui passeremo la notte. Siamo in compagnia di 3 giapponesi che però usufruiscono del passaggio per fermarsi all’hotel di sale nel bel mezzo del Salar: bellissimo ma oltre le nostre tasche! Senza soffermarmi troppo sulla meraviglia offerta al tramonto (lo vedete nelle foto del precedente post), passo subito ad una serie di eventi che hanno distrutto le nostre illusioni iniziali. La macchina aveva dato problemi già da subito, ma l’autista aveva detto trattarsi solo di un fusibile umido..va bene, in effetti arriviamo al Salar senza ulteriori problemi. Il caos si scatena all’uscita, quando siamo nel bel mezzo del nulla e la macchina si spegne e non vuole saperne di riaccendersi. Dopo vari tentativi e l’incredibile menefreghismo di un tour che ci ignora nonostante gli corriamo dietro (assurdo!), l’autista decide di farsi mezz’ora a piedi per tornare all’hotel di sale e chiamare da li un’auto per recuperarci. La cosa pazzesca è che questi fanno tour nel nulla e non hanno un telefono satellitare..la Bolivia..Quando ormai il freddo comincia a farsi sentire, lui torna con una buona notizia: stanno arrivando a prenderci, ma ovviamente si è fatto tardi è l’unico posto che fa ancora da mangiare è una signora che ci prepara una pizza crudissima..ma tanta era la fame che l’abbiamo quasi finita!
Ovviamente l’effetto si è fatto sentire la mattina dopo, con tanto di diarrea! Adesso comincia la sfiga. Ben deciso a non affrontare il viaggio con un peso costante sullo stomaco, vado in farmacia a prendere qualcosa per la diarrea e inoltre decido di mangiare una banana (il potassio in questi casi fa bene) e di bere un concentrato di limone: voglio proprio vincere! E ci sarei anche riuscito se non fosse per la mia ingordigia che non mi ha fatto rinunciare ad un panino con carne (e fin qui ci siamo) e salsa piccante con cipolla e peperoni. Il risultato del miscuglio con la banana e il succo di limone è stato devastante. Sono stato così male che ho dovuto indurmi il vomito per ben due volte..un pomeriggio davvero spiacevole!!in tutto questo ho dovuto lasciare le ragazze alle prese con i bagagli! Eh si, anche quelli c’erano. La buona Fatima ci aveva detto che avremmo potuti lasciarli li fino alle 20 30 ma alle 18 l’agenzia era chiusa. Chiediamo a destra e a manca e ci dicono di andare a casa sua, tanto è ‘por allì’, da quelle parti, indicando generalmente con il dito e quando chiediamo più dettagli quasi si irritano che non capiamo! Davvero un altro mondo, un altro modo di concepire e di vivere la realtà. Però devo ammettere che le avventure in Bolivia mi mancano!
Sfiniti, io soprattutto, decidiamo di tornare all’ostello per riprovare in seguito. Ovviamente io, trovandomi indaffarato in ben altre faccende, lascio il compito di recuperare i bagagli alle ragazze, che tornano vittoriose dopo incredibili peripezie ed insulti da censura ai gestori dell’hotel che, pur di non aiutarci, alla fine negano addirittura di conoscere sta Fatima (è lei che manda i clienti). Ma le donne se si incazzano sono tremende ed ecco cha alla fine i bagagli vengono recuperati grazie a due buone locali che si prodigano per rintracciare non Fatima (lei è sparita) ma la socia. Si parte, ci aspettano 10 ore di treno in condizioni disperate. I biglietti per la classe ‘salon’ erano finti quindi ci ritroviamo in prima classe boliviani in viaggio con coperte e ammassati in 4 su due posti per non pagare il biglietto dei bambini. Ma nonostante tutto e contro ogni aspettativa supero brillantemente la notte e sono in forma per il passaggio alla frontiera. I nostri bagagli sono gli ultimi a scendere a Villazon e ci tocca correre per non perdere il pullman delle 15 30 per Salta. Ovviamente alla frontiera fanno di tutto per farci perdere tempo (la poliziotta frustrata e cessa della dogana si auto convince che Alessandra trasporti droga nella trousse), come se avessi degli interessi a fare il clandestino in Bolivia, mandiamo mezza dogana a quel paese e alla fine prendiamo un taxi per arrivare alla stazione degli autobus di La Quiaca, in Argentina. Ma, sorpresa, sono finiti i posti. Chiedendo e cercando riusciamo a trovarli sull’ultimo autobus sul quale saremmo mai voluti salire, il Panamericano, che vedevamo sfrecciare per la Quebrada di Humauaca quando eravamo in macchina. Ma non abbiamo scelta, siamo costretti a prenderlo e il viaggio è stato anche piacevole. Cambiamo a Jujuy e finalmente a notte fonda siamo a Salta, dopo un giorno di viaggio, ma almeno ritroviamo l’ottimo ostello 7 duendes, che ci accoglie col solito calore.
Il giorno successivo affittiamo la macchina per visitare la splendida Quebrada del Cafayate e la Valle Calchaquìes, caratterizzata da splendidi paesaggi continuamente cangianti nella forma e nel colore.






San Carlos





Quebrada del Cafayate








Anfiteatro - Quebrada del Cafayate








Las Ventanas - Quaebrada del Cafayate


Sono stati giorni bellissimi tra vigneti, ottimo cibo, un buonissimo Malbec (di questo vino parleremo nel prossimo post) e indigestione di uva comprata a bassissimo prezzo o rubata (diciamo raccolta..). Qui è filato tutto liscio, bellissimo tempo, niente contrattempi, tanti paesaggi suggestivi e solo un po’ di paura quando, sullo spettacolare tratto di strada che collega Cachi e Salta (praticamente una serie di tornanti stretti) siamo stati costretti ad attraversare un paio di fiumi con una macchina delle micromachines..i primi due tentativi sono andati a vuoto, poi sono entrato a tutta velocità e sono passato, con la macchina che si è ricoperta di fango e la targa che si è accartocciata, ma per fortuna è stata facilmente riappiattita. L’esperienza di tre giorni è stata nel complesso molto piacevole, la zona del Cafayate è da visitare, sia per i paesaggi che per il cibo ed il vino!

Valle Calchaquìes e Cachi



















Ora siamo a Mendoza, altra regione vinicola, raggiunta dopo un altro viaggio di un giorno disagevole, ma almeno reso un tantino più sopportabile da svariati etti di una buonissima carbonara cucinata prima di partire!

domenica 6 marzo 2011

Foto del Salar de Uyuni al tramonto

Ecco le foto di questo posto meraviglioso al tramonto..ora siamo di nuovo in Argentina, tra poco il racconto dell'ultimo giorno in Bolivia, alcune considerazioni e l'avventura per passare indenni il confine!



























Ecco le foto di questo posto meraviglioso al tramonto..ora siamo di nuovo in Argentina, tra poco il racconto dell'ultimo giorno in Bolivia, alcune considerazioni e l'avventura per passare indenni il confine!