sabato 10 ottobre 2009

KAKADU ATTO SECONDO E LA NOIOSA STUART HIGHWAY

Passato il Kimberley il viaggio comincia la sua parabola discendente, in senso di marcia. O quasi visto che abbiamo fatto una sortita nella parte meridionale del Kakadu per vedere Gunlom Falls, una bellissima serie di cascate e piscine naturali. La sua parte inferiore è costituita da una piscina molto grande alimentata da una cascata però secca in questa stagione. Con una bella arrampicata si raggiunge la sommità della cascata..bellissima e abbastanza isolata visto che la maggior parte delle persone si ferma giù, facendo tra l’altro il bagno in tutta tranquillità, bambini compresi, in una zona dove c’è rischio di coccodrilli..
La parte superiore è invece sicura ed inoltre è davvero uno dei posti più belli che abbiamo visto. Dal bordo dell'ultima piscina, quella nei pressi della cascata che poi scende giù, si ha la vista su tutta la vallata!










Mentre andavamo via, inoltre, c’è stato un tramonto spettacolare, con un sole enorme e rosso e un cielo velato di nuvole che si è colorato di viola-rosa.


Dopo questo ultimo assaggio abbiamo cominciato la discesa verso Adelaide, ben 2400 Km di nulla che vorremmo accorciare percorrendo l’Oodnadatta Track, un’antica pista per il bestiame che seguiva la vecchia linea ferroviaria Ghan .
Ora siamo ad Alice Springs, nel cuore dell’Australia dopo circa 1000Km. Siamo in campeggio e dobbiamo ancora visitarla, ma a dispetto di come la immaginavo, non mi sembra squallida. La cosa che mi fa un pò tristezza è il fatto che la noia della gente del posto porta a volte a compiere azioni grottesche, come quella di aver messo in piedi, non so come, una carcassa di canguro morto sul bordo della strada, e di avergli infilato nella zampa una lattina di birra..ma qui è così, l'Australia è così. Apparenza di civiltà (che poi alla fine c'è a livello superficiale)ma nella sostanza tanto disagio sociale risocntrabile nella grande quantità di alcolici consumati e negli episodi singoli di follia che putroppo ci sono ma non vengono mai pubblicizzati a meno che non si leggano i giornali locali..
E allora un bel pezzo di ipocrisia..



come se la pornografia fosse la causa dei loro problemi..

Domani ripartiamo e il 15 dovremmo essere ad Adelaide..

martedì 6 ottobre 2009

IL KIMBERLEY E LA GIBB RIVER ROAD (ALESSANDRO)

LE FOTO SONO UN PO DISOEDINATE MA NON AVEVO TEMPO.POI LE AGGIUSTO!!

Il motivo principale del nostro ritorno qui, il Kimberley, questa spettacolare regione nella parte settentrionale del Western Australia. E al suo interno, la Gibb River Road, la mitica strada di accesso a quello che è considerato un posto magico.
Il Kimberley è bellissimo non solo per le sue gole, cascate e fauna, ma soprattutto per l’atmosfera che vi si respira. Percorrendo la Gibb River Road, una strada sterrata di 664 Km che taglia tutto il Kimberley, non c’è rete per cellulari o per internet, si è abbastanza fuori dal mondo (abbastanza perché dei telefoni pubblici ci sono).

















Mi sono reso conto, passandoci due settimane (una solo per percorrere la Gibb River Road), di tante cose. Una su tutte il perché gli aborigeni siano diventati alcolizzati una volta “civilizzati”; allora, pensate che loro vivevano (quindi usufruivano quotidianamente) di tali meraviglie, vivendo di caccia e di pesca, in pace con se stessi e con il resto del mondo, una sorta di eden di Adamo ed Eva; ad un tratto arrivano un manipolo di inglesi (probabilmente con una birra in mano) e dicono:”selvaggi andatevene, questa è terra nostra ora!”e li sterminano. I pochi sopravvissuti vengono “aiutati” da un altro manipolo di buoni cristiani missionari che dicono:”figliuoli, non potete vivere così, sennò non andate in paradiso, cominciate ad adorare Dio”, come se loro non avessero già delle idee proprie(tra l’altro molto affascinanti)sull’aldilà.
Quindi, sfido chiunque, costretto a vivere in un modo che non gli appartenga, a riuscire a mantenersi sano di mente. Gli aborigeni integrati, quelli vengono ritenuti bravi, ma in realtà hanno solo perso la loro identità.
Io credo che senza facebook, l’iphone, la serie A e l’aperitivo, il 99% degli italiani diventerebbe pazzo…è solo una questione di punti di vista.
Dopo questa propagandistica introduzione, posso entrare nel particolare di quanto successo in queste 2 settimane. Di fatti salienti non ce ne sono stati, se non la presunta usura delle cinghia che ci ha costretti a stare un giorno intero accampati presso un fiume in attesa che l’unico meccanico del posto tornasse da Broome (ci va 2 volte l’anno). Non c’era molto da fare, se non farsi il bagno nel fiume e sperare che la riparazione non fosse troppo costosa. La giornata è trascorsa tranquilla e in serata siamo stati avvicinati da un gruppo di aborigeni della comunità locale Imintji (ubriachi) che ci hanno raccontato qualche aneddoto e storia del posto e poi sono andati via. La notte è passata veloce e all’alba mi sono concesso un bagno nudo nel fiume dopo aver dondolato come tarzan da una fune attaccata ad un albero!Pochi minuti dopo eravamo dal meccanico che ci ha rassicurati sul fatto che la cinghia era ok e che il rumore che sentivamo era probabilmente dovuto a dell’acqua presa mentre attraversavamo un fiume che era finita sulla cinghia. Tra l’altro ci ha rimesso apposto la ventola senza chiederci un dollaro.
Per il resto è stata una bella esperienza di guida su sterrati insidiosi con buche, pozze d’acqua e torrenti da guadare, a volte anche abbastanza stressanti, ma volti ad arrivare a spettacoli naturali come le gole e la cascate che nella zona sono davvero tante.
Queste alcune:


Tunnel Creek, raggiunto percorrendo la King Leopold Road, la strada peggiore, con dossi tanto altri e ravvicinati da dare l’impressione di stare sul bruco mela..se poi si prova ad accelerare per non sentirli, si perde il contatto con il suolo e i freni praticamente sono inutili..Il tunnel è molto bello, buio, con un torrente che scorre nel mezzo e tanti pipistrelli!non è la solita grotta, è diversa e tra l’altro è il posto in cui si nascose, e poi fu ucciso, Jandamarra, detto The Pigeon, un ribelle aborigeno che aveva inizialmente aiutato la polizia a rintracciare comunità aborigene, ma successivamente aveva cominciato a liberarle.

Bell Gorge, in cui per bisogna arrivare la mattina presto prima dei tour per godersela in pace








Sir John Gorge e Dimond Gorge, che richiedono una bella pazienza per affrontare la strada, ma una volta arrivati è difficile incontrare qualcuno. Tra l’altro sono percorribili in canoa e al mattino presto sono uno spettacolo sia per i colori sia per la presenza di numerosi uccelli.



Adcock Gorge, praticamente sconosciuta, ma bellissima. Per fare le foto mi sono arrampicato sulla gola e mi sono graffiato gambe e piedi ma lo spettacolo dall’alto è valso la fatica.

Galvans Gorge, bella ma in confronto alle altre, ha qualcosa in meno, forse perché più facilmente raggiungibile e quindi più visitata.

E poi c’è la sempre stupenda Emma Gorge, nel parco di El Questro. Un posto unico, con quelle pareti rosse, la cascata e la pozza d’acqua limpida. Anche il percorso per arrivarci è notevole..


Ad El Questro tra l’altro ci siamo dovuti cimentare nell’attraversamento del corso d’acqua più ostico di questo periodo della stagione. Di solito è rappresentato dal Pentecost River che però al nostro passaggio era pressoché asciutto. Dopo averlo superato ci siamo ritrovati a Moonshine Gorge, bella ma davvero troppo lunga da attraversare a piedi con il caldo!
Il video non riguarda questo guado, ma uno molto meno profondo, quello di El Questro non l’ho ancora potuto scaricare, ma per rendere l’idea questo va bene, la differenza con l’altro è che l’acqua arrivava agli sportelli..



El Questro è stata l’ultima tappa della Gibb River Road ma il Kimberley non è ancora finito, mancano 2 grandi attrazioni. Una, lungo la Kalumburu Road (deviazione della Gibb River Road) sono le Mitchell Falls, per chi ha visto Australia le cascate in cui si fa il bagno Nicole Kidman, per gli altri le cascate probabilmente più belle d’Australia che però smettono di scorrere dopo la stagione delle piogge. Motivo per cui non abbiamo potuto vederle. L’altra attrazione sono i Bungle Bungle, formazioni particolari di arenaria scoperte tra l’altro solo nel 1983 da un italiano. Il caldo è stato soffocante, la strada davvero brutta (ma bellissima da guidare) ma queste rocce sono assolutamente da visitare, anche con un volo aereo (più spettacolare) se si hanno abbastanza soldi. Inoltre nel parco è presente anche Cathedral Gorge e Echidna Chasm, pareti alte fino a cento metri e larghe in alcuni punti quanto un braccio!
L’uscita da questo parco ha rappresentato la fine di un’esperienza davvero unica e il ritorno alla civiltà non è stato facilissimo (e qui mi rifaccio a quanto detto all’inizio).
Ora siamo a Katherine, dopo aver visitato il Keep river National park e aver dormito con la tenda aperta per il caldo ed essere stati svegliati dalle gocce di pioggia che segnano l’arrivo imminente della stagione umida..

FUGA DA BROOME ( Alessandra )







Dopo tre giorni siamo scappati da Broome: doveva essere pieno relax e invece il tentativo è fallito a causa del caldo sfiaccante da togliere le forze ma soprattutto perché queste città turistiche sono il ritrovo perfetto di anglosassoni alcolizzati e scemi.
Sebbene fossimo in un campeggio dal costo medio-alto non sono mancate delle vere e proprie perle: una coppia di australiani sulla quarantina totalmente fuori di testa sempre con una birra in mano e una pronta in frigo, un paio di sudafricane sovrappeso e un trio di irlandesi, di cui uno sdentato.
Ovviamente i soggetti di cui sopra hanno fatto comunella: il giorno in cui siamo arrivati si sono presentati come grandi amici e non hanno fatto altro che bere e scattarsi foto insieme.
A parte il fastidio di vedere questi essere immondi bivaccare come zombie il problema è che la tipa australiana era di un invadente unico e gli irlandesi erano davvero sporchi:l’ unica volta che hanno cucinato hanno lasciato resti ovunque ( tipo gusci d’ uova che tra le altre cose hanno probabilmente fottuto a noi dato che ce ne sono sparite due) e la cucina si è riempita di formiche.
Il secondo giorno hanno cacciato da non so dove ( forse da qualche bidone della spazzatura) un materasso malconcio e sporco e sono stati buttati li sopra per ore a bere, nel mezzo del giardino vicino alla cucina.
Come da copione però la seconda sera hanno discusso, non si sa bene per cosa ( non credo lo sappiano neanche loro dato il livello d’ alcool in corpo). Fatto sta che la mattina seguente gli australiani erano spariti: che popolo ridicolo e prevedibile.
Fortunatamente Broome ci ha offerto i suoi noti tramonti spettacolari ed essendo il compleanno di ale siamo andati anche a cena fuori e ci siamo tolti qualche piccolo sfizio.
In ogni caso siamo stati contenti di andare via e siamo andati subito lontano da quella che chiamano civiltà e che a noi sembra tutto fuorché civile.
Abbiamo visitato la Dampier penisola, accessibile solo in 4x4.
La strada era molto più dissestata dello scorso anno ma con un po’ di attenzione Ale se l’è cavata benissimo.
Siamo tornati in un dei posti più belli d’ Australia ( a nostro parere ovviamente): la spiaggia di Lombadina, presso l’ omonima comunità aborigena.
Una distesa infinita di sabbia bianca, una natura completamente selvaggia: solo noi per km e km.
Il percorso per arrivarci è faticoso: si devono oltrepassare dune di sabbia ardente ma ne vale sicuramente la pena.
La notte abbiamo campeggiato presso Quodong beach, un bushcamping gratuito all’ inizio della penisola stessa: stupendo.
Non c’era assolutamente nessun servizio, neppure i bagni ( ma c’erano molti cespugli): sono delle semplici piazzole distribuite lungo le scogliere dove i più attrezzati possono accendere anche un fuoco.
Noi abbiamo mangiato un rapido panino e ci siamo goduti un tramonto bellissimo.
Abbiamo dormito in macchina perché avevo un po’ paura in quella completa solitudine a montare la tenda: la piazzola più vicina era comunque a qualche centinaio di metri di lontananza.
Le stelle sembravano ad un palmo di mano.
La mattina seguente abbiamo guidato fino a Derby: piccola cittadina che serve d’ accesso alla tanto attesa Gibb River Road: ci aspettano 600 km di sterrato nell’ outback.
Ps. Bollettino di guerra: lascio Broome con un centinaio di punture di zanzara ( non un centinaio per modo di dire: li ho proprio contati), un’ ustione sulla mano dovuta a purè incandescente e una ferita su un dito procurata nel tentativo di aprire una confezione di frutta in scatola black&gold ( mi sa che i barattoli di sottomarca sono più taglienti degli altri)!