giovedì 16 febbraio 2012

Malesia atto secondo, tra tuguri, topi e tranquillità!


Il titolo è un po' forte e anche piuttosto contraddittorio, ma leggendo ne capirete il senso.

Allora, eravamo rimasti all'ingresso in Malesia, per rinnovare il visto.

Andiamo con ordine.





Arriviamo a Kuala Lumpur senza troppi problemi e decidiamo subito i recarci nel quartiere di Chinatown, quello più turistico ed economico, dove abbiamo già alloggiato nel 2009, ma in un bellissimo albergo. Causa budget Malesia ridotto, ed euro ormai in caduta libera, optiamo per un tugurio, anche perché ci è sembrato che le camere sono o costose (sempre relativamente, si parla di 30 euro a notte), o neanche troppo economiche (tipo 15 euro a notte), ma fanno schifo. Schifo non tanto nel senso di pulizia, perché sono abbastanza pulite, ma fanno schifo per come sono tenute: pavimenti rotti, muri scarabocchiati, docce che sembrano quelle di Alcatraz, lampadine pendenti senza lampadari o plafoniere e retropuzza di fumo, perché non è vietato fumare. Ah, ovviamente le finestre sono un'opzione costosa, quindi non l'abbiamo, ma meglio perché almeno non si sente il casino che viene dalle vie di Chinatown.

Nota positiva è che c'è il bagno in camera, più decente della camera stessa, nonostante sembri quello di Alcatraz.

La prima sera, tra l'altro, prendiamo una camera a 80 RM, cioè 20 euro, perché stremati dalla stanchezza, non avevamo trovato grandi alternative e così decidiamo di optare per una soluzione intermedia, farci una doccia e uscire a trovare qualcosa di meglio per il giorno dopo.

L'hotel si chiama Chinatown Inn, è molto grande e a gestione indiana, ci sono anche altri italiani come ospiti. La nostra camera, la più economica, è un semi tugurio, nel senso che non fa troppo schifo ma è squallida e presenta la geniale trovata dell'aria condizionata non controllabile, ma centralizzata, accesa tutta la notte. Si gela e siamo costretti a dormire sotto le coperte, con la felpa. Alla richiesta di una coppia italiana di abbassare l'aria, il tipo della reception ha risposto: 'aprite la finestra'..chi ce l'ha..

Il giorno dopo ci trasferiamo in un tugurio, che però costava la metà e la coppia di signori anziani che lo gestisce è pure simpatica. Inoltre c'è a disposizione un balconcino che ridà proprio su Petaling, una delle vie più incasinate di Cinatown; da qui è molto bello osservare come si svolge il caotico traffico umano di questa zona, che è pedonale ma intasatissima, tra persone e mercatini. Manco a dirlo, urla incomprensibili in continuazione e a ripetizione.







Qui inoltre, con 40 gradi e caldo asfissiante, cucinano castagne a ripetizione, con fumo caldo che ti entra negli occhi, davvero un piacere!

Andiamo anche ad applicare per il visto, il motivo principale per cui siamo qui e aiutiamo nella compilazione una famiglia del Bangladesh (loro hanno un alfabeto diverso da quello occidentale, al contrario della Malesia, che credo rappresenti un'eccezione in Asia) che doveva fare il visto per far ricoverare il figlio in un ospedale in Thailandia, per la terza volta..certo non si capisce il giro che fanno: dal Bangladesh alla Malesia per il visto Thailandese..boh, forse qui è più facile ottenerlo.

Prima di lasciare Kuala Lumpur, la beffa: riceviamo l'e-mail di un sito di prenotazioni che ci avvisa che, a causa del nostro no-show, ci sarebbe stata addebitata la prima notte nell'ostello che avevamo prenotato! É vero, ci eravamo dimenticati che lo avevamo fatto e tra l'altro l'ostello costava meno dei tuguri ed era anche carino, con colazione inclusa, ma senza bagno privato!

Succede..

Va bè, finita la nostra missione a Kuala Lumpur, partiamo subito per Melacca, uan città coloniale a sud di KL, molto pulita, ordinata e graziosa, ma piena di topi (una sera, tornando alla guesthouse, ne abbiamo visti ben 5, di ratti, perché i canali che convogliano l'acqua piovana nelle fogne sono aperti e vicino ai negozi la sera lasciano le buste dell'immondizia..quando è buio i topi fanno festa. Tra l'altro abbiamo anche visto una scena troppo bella: c'era un ratto sotto una grata e un gatto che lo seguiva, in attesa che uscisse fuori. Ovviamente non abbiamo tenuto a sapere come sia andata a finire.

Melacca ha un centro molto bello, caratterizzato da edifici coloniali in muratura rossa, tre chiese cristiane (cosa rara in Malesia, dove è decisamente dominante l'islam), un curato lungofiume e una la Chinatown più bella vista finora.





A Melacca convivono la cultura cinese, malesiana e indiana, influenzata dalle precedenti colonizzazioni prima portoghese e poi inglese.

Soggiorniamo in una guest house gestita da una coppia, lui francese lei cinese, con due figli bellissimi! Lui, proprio cinesino, minuscolo di nemmeno un anno, lei i cinque, ma troppo simpatica, tanto che alla fine ci costringe a colorare con lei per terra (abbiamo fatto tipo 10 disegni a testa), secondo le sue indicazioni e, quando le chiediamo una tregua per riposare lei ci fa: 'no problem' e va a prendere due cuscini per farci dormire a terra in sala, così non scappiamo, assicurandoci che lei controllerà che nessuno ci passi sopra.

Come si fa a deluderla? Purtroppo però dobbiamo farlo, visto che ci sono altri ospiti e, dopo una lunga trattativa, ci accordiamo per rivederci dopo un'ora, ma credo la madre abbia capito le sue intenzioni e l'abbia fermata. Infatti la rivediamo dopo a cena. Il giorno dopo ci ha incastrati di nuovo a pranzo, ma poi sono arrivate altre due ragazze e così ha iniziato a giocare anche con loro.

Questi bambini sono troppo belli, e lei parla/lui capisce quattro lingue: cinese della madre, francese del padre, malese e inglese.

La famiglia, camere da letto a parte, condivide tutta la casa con gli ospiti, senza farsi alcun problema o porre delle restrizioni.

Ammirevole, io non ci riuscirei mai.

L'atmosfera è iper rilassata e tranquilla, di sera tutti a letto presto, senza gridare, senza nordici ubriachi: davvero una gran pace.

Qui tra l'altro è tutto molto pulito e non c'è ombra di topi!

Vicino a noi c'è anche un ristorante dove fanno la fila dalle 5 del pomeriggio per sedersi a mangiare gli spiedini al satay, cioè tipo degli arrosticini di pollo con la salsa satay (a base di arachidi); è molto buono ma stucchevole e le persone si mettono in fila qui anche per ore, visto che quando siamo andati noi sembrava l'apertura dei negozi Apple all'uscita dell'iPhone 4.

Noi ci abbiamo provato perché c'erano 'solo' 50 metri di fila, ma abbiamo desistito perché dopo 20 minuti non ci muovevamo ancora.

Il posto è famoso anche perché il proprietario regala un gamberone alla brace a chi mangia una quantità enorme di spiedini, senza vomitare!