sabato 25 febbraio 2012

Palau Pangkor e l’altra Kuala Lumpur

Da Melaka siamo arrivati a Palau Pangkor con il solito pullman no stop che invece fa varie fermate, molte delle quali incomprensibili, lungo il tragitto. Ci fermiamo una notte a Lumut, anonima cittadina con il porto per l’isola di Pangkor. E’ la sera di San Valentino e festeggiare può diventare una scusa per mangiare all’invitante ristornate italiano di fronte all’hotel. Basta un morso di pizza per sentire lo stomaco che si spalanca: col cavolo che si era ristretto è solo stanco di noodles e spezie!! Vediamo una cliente del posto che intinge la pizza nel ketchup: sacrilegio! La cameriera sa dire solo ciao e ogni volta che ci porta una cosa praticamente ci saluta. Il servizio è lentissimo: diciamo che il proprietario è italiano ma i ritmi in sala sono molto asiatici.
















Palau Pangkor è carina anche se non ha il fascino delle isole meno turistiche thailandesi. Il fatto è che, nonostante sia pieno di donne coperte da veli che fanno il bagno vestite, il Paese si sta modernizzando e in qualche modo inizia a strizzare l’occhio agli USA e all’Occidente. Eccone una prova, non è una parodia eh esiste veramente e loro ne vanno fieri anzi in alcuni commenti su yuotube ho letto che qualcuno è convinto sia la versione originale.

Video

Abbiamo preso il kayak e fatto snorkelling in un giardino di coralli tutto per noi. Abbiamo anche tentato di fare il giro dell’isola in bici ma non era proprio fattibile: salite ripidissime e chilometriche si alternano a dirupi con taxi che passano praticamente a ridosso del ciglio della strada. L’isola è casa degli Hornbill, uccelli dal becco buffo che sembrano usciti dalle favole. Sono abituati alla presenza dell’uomo e si fanno dare da mangiare. Ma a rendere particolarmente piacevole il soggiorno qui è la guesthouse dove stiamo: Nipah, una serie di bungalow molto accoglienti gestiti da una giovane coppia gentilissima. La mattina ti lasciano gli ingredienti per la colazione e Ale ha preparato i pancake! 4 notti volano in fretta… si riparte all’alba e sotto la pioggia ma a darci la forza è il nostro obiettivo a Kuala Lumpur: il Traders Hotel!






E’ un hotel praticamente di fronte alla Petronas Tower con piscina e spa panoramiche al 32 piano. Noi abbiamo voluto esagerare: camera deluxe con super vetrate sulle Torri. Sono enormi viste da quassù. Uno spettacolo. Una sola notte è costata come il nostro budget totale di 4 giorni ma ne è stravalsa la pena! La sera abbiamo comprato sushi da mangiare vista Torri. Da qui si vive un’altra Kuala Lumpur, quella ricca con i centri commerciali di sette piani che guardano dall’alto in basso i nostri Arca o Roma Est.




Io credo che valga la pena visitare entrambe le due facce di questa metropoli asiatica (come in generale di tutte le grandi città orientali) perché è l’unico modo per avere una visione completa e a 360 gradi della realtà locale. E per la serie: dalle stelle alle stalle la notte seguente si passa in aeroporto. Siamo arrivati alle 17.30 per prendere il volo la mattina dopo alle 11.20: Tom Hanks ci fa un baffo! Sullo schermo sono in programma voli fino all’1,20 della mattina, temiamo quasi di essere gli unici avventori e di essere cacciati dall’aeroporto. Ma che! La notte è più movimentato di Chinatown ed è quasi difficile trovare un posto per sdraiarsi. Ci sono persone attrezzatissime con stuoie e cuscini. Il tempo passa, grazie anche alla connessione wireless gratuita, ma non chiudiamo occhio. E’ pieno di rumori e luci sparate tipo faro in faccia. Ne usciamo distrutti! E cosi il giorno dopo si torna in Thailandia ed è una bella sensazione, quasi come un ritorno a casa. L’atmosfera thailandese non si può trovare in Malesia, troppo islam o troppa modernità non lo so….

Vi siete mai ubriacati con il tè?

Non è uno scherzo.. con il tè ci si può ubriacare. Questo è uno dei segreti che abbiamo imparato a Melaka andando a visitare la casa del thè di una signora cinese. La padrona di casa ci ha spiegato i tratti salienti di questa tradizione millenaria e ci ha mostrato come si svolge la cerimonia del thè. Tra una degustazione e l’altra, proprio come si fa con il vino, avremo bevuto più di 15 tazzine di thè (di quelle piccoline cinesi però). Per chi ha la pressione bassa (leggi io) gli effetti possono essere simili a quelli stordenti del vino. E’ stata una lezione molto interessante. Ci eravamo ripromessi di tornarci una seconda volta anche per fare qualche acquisto ma non c’è stata occasione e del resto sono cose che vanno fatte nella giusta atmosfera (in Italia credo che continuerò ad accontentarmi della bustina del supermercato che a quanto pare viene fatta con gli scarti appositamente per noi occidentali che di thè non capiamo niente!). Come ci ha spiegato ridendo la titolare della casa del thè: “thè bags are made from the waste of the the leaves and that’s for you!”, “le bustine di thè sono fatte con gli scarti appositamente per voi”.