sabato 1 marzo 2014

Wadi Bani Khalid, Sur e Wadi Shab

Beduino che cuoce il pane direttamente sulla brace



Prima di ripartire, la giornata inizia con una dimostrazione di coraggio da parte di Ale, che sale sul cammello più alto da sola! Poi però ha quasi una crisi di pianto quando il cammello dietro di lei inizia strusciarsi con la faccia sulle sue gambe, spingendola).


La passeggiata dura circa mezzora e mette a dura prova i muscoli delle gambe e delle mani (perché andare a cammello non è affatto facile, visto che quando le dune vanno in discesa, loro tendono a piegarsi in avanti), oltre alla buona sorte. I cammelli infatti defecano in continuazione mentre cammino e sbattono la coda, con il risultato che a volte le palline vengono scaraventate in aria, fresche fresche.

Comunque, tutto bene!Arriva il momento di ripartire e ci caghiamo sotto perché la guida se ne va senza avvertirci, visto che “la strada del ritorno è facile”..sempre deserto è. Aspettiamo che riparta qualcun altro del gruppo e ci accodiamo, meglio perdersi in due..In realtà il tracciato è segnato e non ci si può sbagliare, torniamo sull’asfalto, rigonfiamo le gomme e via, verso la destinazione successiva, il Wadi Bani Khalid, una bella oasi con un piccolo canyon, tutto ben attrezzato per locali e turisti di ogni età. Farsi il bagno nell’acqua fresca è un piacere viste le temperature alte e il sole a picco!





Dopo esserci rifocillati con un buffet (alla fine sempre pollo e riso), ripartiamo in direzione Sur, cittadina costiera dal fascino tipicamente arabo. La zona vecchia è molto caratteristica, con le sue casette bianche, mentre il lungomare si apre su una bellissima baia. Come sempre, le montagne a fare da sfondo.
Il lungomare è ben curato e la spiaggia larga è praticamente divisa in campi da calcio che si riempiono verso le 5, quando la temperatura, nonostante sia inverno, scende (in estate è praticamente impossibile). Di donne nemmeno l’ombra, a meno che non siano delle indiane.






Mentre ci troviamo a contemplare il paesaggio, si ferma a chiacchierare con noi un ragazzo del posto, che ha appena finito di fare footing in spiaggia; prima che se ne vada sopraggiunge un suo amico, Mubarak, che attacca bottone con noi e, visto che ha del tempo libero, ci porta con la sua barca a fare un giro nella laguna. La vista dal mare è spettacolare, passiamo anche un cantiere per la produzione di dhow, tipiche imbarcazioni in legno, e ci fermiamo vicino ad un’isoletta dove spesso emergono le tartarughe marine.




Mubarak è diventato un nostro amico; per sdebitarci lo invitiamo a prendersi con noi una cosa da bere (ovviamente tè o caffè, no alcol qui); ci consiglia il Chay Carrak, buonissimo, noi lo avevamo provato in Malesia con il nome di Tè Tarik; si tratta di tè con latte condensato, passato rapidamente da un bicchiere all’altro fino a creare una schiumetta stile cappuccino. Ottimo! Ad accompagnarlo delle bombette dolci fritte. Scambiamo i numeri di telefono con Mubarak, lo salutiamo e andiamo a cena. In Oman sono incredibili, la loro ospitalità è fuori dal comune.

Mattina seguente, il giorno di una delle tappe più attese, il Wadi Shab, il canyon più bello dell’Oman (e probabilmente uno tra i più belli al mondo), con alte pareti di granito, acqua cristallina ed una sorpresa finale. Siamo così impazienti che decidiamo di alzarci alle 6 30 per essere lì entro le 7 30 e goderci il wadi tutto per noi!Ci alziamo dal letto alle 10 e partiamo alle 11. Percorso sotto il sole, come consigliato!Il lato positivo è che a quell’ora non c’è davvero nessuno!Almeno siamo riusciti nell’intento. 

La  nostra traversata presenta anche un lato comico: da bravi italiani diffidenti ci portiamo dietro tutto (non abbiamo più la stanza in albergo) e quindi i guadi delle piscinette dobbiamo farli a dorso, nuotando solo con le gambe, perché le mani sono impegnate a tenere zainetti, scarpe e roba da mangiare! Ce la facciamo, distrutti, ma ce la facciamo. In realtà qui in Oman i furti sono una rarità. 

Il Canyon inizia da qui

Prosegue qui

E finisce qui..

Anzi qui!
Una volta superata tutta una zona rocciosa e scivolosa (circa un'ora di spettacolare cammino), si passano tre piscinette naturali e si giunge ad una strettoia dove non passa neanche la testa: si va giù per una ventina di secondi e si riemerge in una fantastica grotta alimentata da una cascata. Spettacolare!

Appena andiamo via inizia ad arrivare altra gente, meno male, abbiamo fatto appena in tempo. Riprendiamo il cammino del ritorno, lungo ed estenuante, ma riusciamo a meravigliarci ancora di questo Wadi Shab, soprattutto grazie alla luce del tardo pomeriggio. Sembra di stare sul set di un film di Indiana Jones o di dinosauri.

Cotti dal sole, stremati dalla fatica e affamati, decidiamo di fermarci a campeggiare a 100 Km da Muscat, la destinazione finale, sulla bellissima e nota spiaggia della cittadina di Fins, Mokallah beach, o Fins Beach o ancora White Beach.









A farci compagnia ci sono due gruppi di turisti con guida, un’allegra combriccola di uomini del posto e una famiglia omanita. Tutti con tende, noi in macchina con sedili ribaltati, sacco a pelo e poggia testa a fare da cuscino. Per cena, pane arabo e formaggino.

Dormiamo meglio del previsto e ci svegliamo quando il sole è addirittura alto, la stanchezza era davvero ai massimi livelli.
Ci riorganizziamo e partiamo per la capitale, Muscat.

giovedì 27 febbraio 2014

Wahiba Sands: deserto, cammelli e 4X4


Dopo un lento risveglio, lasciamo la casa di Ismail e ci dirigiamo verso la nostra nuova destinazione, le dune del Wahiba Sands, un bellissimo deserto di sabbia rossa abitato da una comunità di beduini. Il viaggio per Al Wasil, il villaggio da cui parte il tour, dista circa 3 ore di macchina da Nizwa e, visto il tempo a disposizione optiamo per un paio di soste: la prima, al Wadi Qurai è valsa la pena più che altro per vedere alcune case decorate in maniera davvero bella, eccessiva se fossero state in un altro posto, ma qui fanno la loro figura, contrastando l’aridità delle montagne.






La seconda tappa, invece, è stata per pranzo: ci siamo fermati in un ristorante lungo la strada e, appena entrati, i soli (come sempre) uomini ci indicano subito una stanza con il lavandino. Io dico “non ci serve il bagno, vogliamo mangiare”, ma lui insiste e mi risponde: “family room”. Tutto chiaro, la presenza di Alessandra non è ammessa nella stanza principale e quindi ci fanno accomodare in una stanza per le famiglie, cioè quando gli uomini sono accompagnati da moglie e prole. 


È grande, ha il bagno privato ed è separata dal resto del locale con una tendina. Il menù non è vario e optiamo per un chicken biryani, praticamente una qualità di riso mai vista, speziata, con un quarto di pollo sopra. Non ci portano le posate (si mangia con le mani) ma solo una salsetta saporita da aggiungere al piatto. Niente male, solo che il riso è freddo e quindi non lo finiamo. Paghiamo circa 3,5 euro compresa l’acqua (poi farò un post sui prezzi in Oman) e andiamo via. Bisogna dire che comunque il proprietario del locale è venuto due volte nella “family room” a sincerarsi che tutto andasse bene e che il cibo fosse di nostro gradimento.


La lunga, polverosa, tortuosa strada, costeggiata dalle montagne, ci porta finalmente ad Al Wasil, dove ci incontriamo con le guide ed il resto del gruppo (circa 20 persone) e partiamo, ognuno con il proprio fuoristrada. 




Le guide ci hanno sgonfiato le gomme alla giusta pressione per la sabbia, quindi si guida bene, a parte qualche derapata dove la sabbia è più soffice o durante una salita particolarmente impervia su una ripida duna. Il campeggio (1001 Night Camp) è bellissimo, spartano ma pulito, ben attrezzato e nel mezzo del deserto; i nostri alloggi sono capanne in paglia con letti un po’ scomodi, ma non importa, l’atmosfera è meravigliosa. 

Ci offrono latte di cammello appena munto, spumoso e caldo, buono sembra quello parzialmente scremato del supermercato. Ovviamente cammelli e capre sono ovunque nel deserto!Prima del tramonto torniamo in macchina e facciamo del rally tra le dune per vedere il sole calarvi dietro: spettacolo, soprattutto perché la sabbia, da rossa, diventa quasi arancione con le ultime luci del giorno. 






Scaliamo una serie di ripide dune e, per scendere, tutti corrono divertiti come bambini (che tra l’altro sono numerosi, come i turisti francesi). Indovinate chi è l’unica persona che scende di sedere?
La risposta è nella foto..

Tornati al campeggio mangiamo una cena beduina molto buona, ci sediamo tutti intorno al fuoco, su dei cuscini a parlare e a guardare le stelle e poi andiamo a dormire.
Domani si torna in gruppo, senza le guide però! Il tracciato è ben segnato ma non ci sono indicazioni!!speriamo bene!!

martedì 25 febbraio 2014

Oman….on va date ‘na mossa?

       Panorama su Jebel Shams, le montagne che circondano Nizwa

Non si poteva che tornare a scrivere, dopo due anni (!!), con una battutaccia romana nel titolo..Due anni, un'infinità, ma alla fine l'importante è tornare on the road, prima o poi.



E allora eccoci di nuovo zaino in spalla: partenza Fiumicino ore 11.15. Il viaggio è stato stancante, forse siamo partiti già stanchi noi causa poche ore di sonno ed emergenza pc il giorno prima della partenza. Davanti a noi sull’aereo è seduto un soggetto stile Falcone. Arriviamo a Muscat alle 23 passate convinti che il peggio sia passato “quanti turisti vuoi che debbano fare il visto per l’Oman?”. 

Le ultime parole famose: restiamo in coda mezz’ora. Pagato per il visto di ingesso 10 euro per uno (con i rial cambiato a Fiumicino con un cambio che ci ha fottuto la bellezza di 26 euro) procediamo per il controllo passaporti. Ma non è finita: in aeroporto dobbiamo prendere la sim card e la macchina a noleggio prenotata.

Due operazioni che possono risultare estenuanti se avete a che fare con gli operatori dei desk nelle ore notturne. Penso che questa sia una regola internazionale: i peggiori addetti di call center o customer service fanno il turno di notte. Il tipo di Omantel non ha voglia di lavorare o spiegarci nulla (e questo lo capisco): ad ogni richiesta ci porge il volantino della serie “leggete da soli”. Ma la cosa più bella è il momento di pagare: non ha il resto da darci e quando io, gentilmente, mi offro di andare a cambiare la banconota al bar di fronte, la prima cosa da fare è togliermi la sim dalle mani “se vuoi la sim porta i soldi contati” mi fa. Ovviamente dopo aver cambiato i soldi gli ho strappato la sim dalle mani senza dirgli una parola. E’ rimasto senza parole: peno che se avesse potuto mi avrebbe infilato subito in un burqa nero. 

Altra mezz’ora al desk di Europcar: il tutto con il povero tizio che ci ospita che è venuto a prenderci per guidarci fino a casa. La lentezza dell’operatore è snervante: io gli sbuffo davanti ma lui non si scompone. Ho i piedi gonfi e ho sonno ma lui sembra proprio non avere fretta. Chiediamo il navigatore ma lui non ha proprio voglia di complicarsi la vita “gps not available”. Quando ci portano al parcheggio e scopriamo la macchina la prima cosa che dico ad Ale è “io non ti do il cambio neanche per un secondo”: è una Nissan Pathfinder, praticamente un’astronave! Seguiamo Khalid (il nostro gentilissimo host di Airbnb), che ci ha aspettati fuori l’aeroporto per un’ora) fino a casa sua: una villa a due piani bianca con una torretta impreziosita da vetrate colorate. L’ingresso è di lusso e gli interni ancora di più: tutto decorato in oro e marmo. 

 Interno ed esterno della casa
 Altre case di Muscat e spiaggia vicino casa



La mattina seguente, soprattutto considerando che non abbiamo il navigatore, ci armiamo di cartina e google maps per uscire dalla città: direzione Nizwa. Abbiamo deciso di partire subito e lasciarsi tempo per visitare la capitale alla fine del viaggio. Le indicazioni per raggiungere il nuovo alloggio non sono affatto chiare: ci fermiamo in un benzinaio nei pressi della casa e chiamiamo il padrone di casa. Ismail mi dice che gli ci vorranno una trentina di minuti per venirci a recuperare ma io non ho nessuna intenzione di abbandonare il nostro “porto sicuro”, Maha patrol station. Gli dico subito “Ok, we wait”. Ormai parlo inglese come loro.
Nizwa è una cittadina autentica, molto tradizionalista. A cena nei ristoranti ci sono solo uomini e ti guardano come da noi si farebbe con una donna che entra in pizzeria nuda. 

LE FOTO DI QUANTO VERRA' DESCRITTO DI SEGUITO

 Nizwa



 Salita a Jebel Shams



 Jebel Shams
 Un campo di calcio nel nulla: qui ci sono porte anche su sterrati di pietre

 Bellissime case nel nulla
 Misfat e la sua bella oasi




Bahla Fort

 Nizwa Fort





 Lavori in corso sulle strade di Nizwa, tra qualche anno ci saranno diverse costruzioni


Oggi abbiamo visto visitato Jebel Shams, Bahla con le rovine del forte e Misfat, un paesino in gran parte abbandonato molto suggestivo. Sulla strada di montagna incontriamo caprette e un dromedario. La stanchezza e il fuso orario si fanno sentire: siamo ancora piuttosto scombussolati e, dopo aver visitato il forte di Nizwa ci buttiamo sul letto in coma. Dobbiamo escogitare un modo per abituare il nostro fisico e il nostro organismo al clima, al fuso orario etc. Lezione numero Uno in Oman: i datteri sono lassativi!

Rientrati in stanza scopriamo che Ismail ci ha invitato a cena: gli altri ospiti, una coppia francese, hanno già cenato ma lui non si scompone e li fa mangiare lo stesso! Un’esperienza interessante per comprendere meglio la cultura locale: moglie e figlie ci servono al tavolo (le donne ovviamente non possono condividere il tavolo con noi, ma le cose stanno cambiando. Mentre la moglie infatti non parla una parola di inglese e si limita a preparare la cena, le figlie, pur non sedendosi, sono vicine al tavolo, parlano inglese e hanno da ridire con il padre) e lui ci racconta della sua vita e del suo viaggio in Europa (è rimasto sconvolto che in Francia per ritrovare l’hotel devi conoscere nome della strada e numero civico: ora capisco perché danno indicazioni incomprensibili qui!).