domenica 20 marzo 2011

El Bolson: terra degli hyppies

Dopo il week end sportivo nella posh Bariloche siamo approdati a El Bolson, la terra degli hyppies, almeno negli anni '70, ora resta sempre molto tranquilla e spensierata ma con un carattere leggermente più commerciale.





Abbiamo prenotato un posto per dormire molto particolare: è uno chalet in legno interamente costruito dal suo proprietario, Agustin, un tipo arzillo sulla settantina.





Lui deve averci preso per hyppies (non ha capito che invece semplicemente non abbiamo un euro) e davanti ad un piatto di zuppa (che secondo me non gli piaceva) invita Ale a mangiare dallo stesso piatto dicendo, con il suo spanglish ‘Are we KIPPY or not?’ Certo alcuni dettagli della casa, tipo l’impianto del gas, andrebbero sistemati ma il posto è davvero caratteristico: noi avremmo una mansarda con il letto a terra (ma molto comodo) e bagno e cucina condivisa ma, ad eccezioni delle prima due notti, non ci sono altri ospiti quindi abbiamo tutto lo spazio per noi. Poi la casa è immersa in un bel giardino pieno di alberi da frutta. Ne approfittiamo per usare la cucina e mangiare decentemente: dalla carbonara alla pizza, dalla carne alle crocchette non ci siamo fatti mancare niente. L’unico problema per me è costituito da Rocco, il cane da guardia, che, nei momenti di nervosismo corre contro e ringhia agli ospiti dello chalet, me compresa. Ale mi dice che devo fissarlo negli occhi e fargli capire che non ho paura: si come no, quando mi è corso incontro mostrando i canini mi sono gettata per terra inerme. Per fortuna mi ha risparmiata! A fargli compagnia c’è anche una cagna, ‘la gorda’: è grassa perché è stata sterilizzata ma, quando non si innervosisce anche lei, è dolcissima. Praticamente è più il tempo che passa a pancia all’aria per farsi coccolare che quello in cui sta a 4 zampe! La zona del El Bolson è molto bella: la cittadina è rilassata e tutto intorno ci sono sentieri e montagne. Noi abbiamo fatto due percorsi: uno, devastante di circa 20 km, fino al ‘Bosco tagliato’ (una sezione di foresta dove sono esposte sculture in legno realizzate a partire dai tronchi d’albero)







e l’altra fino alla Cascada Escondida (la cascata è deludente ma il sentiero per arrivarci è molto bello).



Il tempo qui sembra essersi fermato e noi ci adattiamo: raccogliamo frutta dagli alberi (abbiamo fatto indigestione di more, sembravamo gli orsi col miele) e facciamo addirittura l’autostop (proprio noi che odiamo questa metodologia di viaggio). Alla fine, un po’ per problemi di bus un po’ perché il posto ci piace molto, ci fermiamo sei notti. Oggi siamo ad Esquel, ci fermiamo una notte qui (ma la città non è niente di imperdibile) e domani ci aspetta un viaggio di più di 24 ore per arrivare a El Chalten. Siamo in un ostello strano che più che altro sembra una casa dello studente frequentata da gente strana…

Lago Puelo




Panorama sul Rio Azul

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