martedì 6 ottobre 2009

IL KIMBERLEY E LA GIBB RIVER ROAD (ALESSANDRO)

LE FOTO SONO UN PO DISOEDINATE MA NON AVEVO TEMPO.POI LE AGGIUSTO!!

Il motivo principale del nostro ritorno qui, il Kimberley, questa spettacolare regione nella parte settentrionale del Western Australia. E al suo interno, la Gibb River Road, la mitica strada di accesso a quello che è considerato un posto magico.
Il Kimberley è bellissimo non solo per le sue gole, cascate e fauna, ma soprattutto per l’atmosfera che vi si respira. Percorrendo la Gibb River Road, una strada sterrata di 664 Km che taglia tutto il Kimberley, non c’è rete per cellulari o per internet, si è abbastanza fuori dal mondo (abbastanza perché dei telefoni pubblici ci sono).

















Mi sono reso conto, passandoci due settimane (una solo per percorrere la Gibb River Road), di tante cose. Una su tutte il perché gli aborigeni siano diventati alcolizzati una volta “civilizzati”; allora, pensate che loro vivevano (quindi usufruivano quotidianamente) di tali meraviglie, vivendo di caccia e di pesca, in pace con se stessi e con il resto del mondo, una sorta di eden di Adamo ed Eva; ad un tratto arrivano un manipolo di inglesi (probabilmente con una birra in mano) e dicono:”selvaggi andatevene, questa è terra nostra ora!”e li sterminano. I pochi sopravvissuti vengono “aiutati” da un altro manipolo di buoni cristiani missionari che dicono:”figliuoli, non potete vivere così, sennò non andate in paradiso, cominciate ad adorare Dio”, come se loro non avessero già delle idee proprie(tra l’altro molto affascinanti)sull’aldilà.
Quindi, sfido chiunque, costretto a vivere in un modo che non gli appartenga, a riuscire a mantenersi sano di mente. Gli aborigeni integrati, quelli vengono ritenuti bravi, ma in realtà hanno solo perso la loro identità.
Io credo che senza facebook, l’iphone, la serie A e l’aperitivo, il 99% degli italiani diventerebbe pazzo…è solo una questione di punti di vista.
Dopo questa propagandistica introduzione, posso entrare nel particolare di quanto successo in queste 2 settimane. Di fatti salienti non ce ne sono stati, se non la presunta usura delle cinghia che ci ha costretti a stare un giorno intero accampati presso un fiume in attesa che l’unico meccanico del posto tornasse da Broome (ci va 2 volte l’anno). Non c’era molto da fare, se non farsi il bagno nel fiume e sperare che la riparazione non fosse troppo costosa. La giornata è trascorsa tranquilla e in serata siamo stati avvicinati da un gruppo di aborigeni della comunità locale Imintji (ubriachi) che ci hanno raccontato qualche aneddoto e storia del posto e poi sono andati via. La notte è passata veloce e all’alba mi sono concesso un bagno nudo nel fiume dopo aver dondolato come tarzan da una fune attaccata ad un albero!Pochi minuti dopo eravamo dal meccanico che ci ha rassicurati sul fatto che la cinghia era ok e che il rumore che sentivamo era probabilmente dovuto a dell’acqua presa mentre attraversavamo un fiume che era finita sulla cinghia. Tra l’altro ci ha rimesso apposto la ventola senza chiederci un dollaro.
Per il resto è stata una bella esperienza di guida su sterrati insidiosi con buche, pozze d’acqua e torrenti da guadare, a volte anche abbastanza stressanti, ma volti ad arrivare a spettacoli naturali come le gole e la cascate che nella zona sono davvero tante.
Queste alcune:


Tunnel Creek, raggiunto percorrendo la King Leopold Road, la strada peggiore, con dossi tanto altri e ravvicinati da dare l’impressione di stare sul bruco mela..se poi si prova ad accelerare per non sentirli, si perde il contatto con il suolo e i freni praticamente sono inutili..Il tunnel è molto bello, buio, con un torrente che scorre nel mezzo e tanti pipistrelli!non è la solita grotta, è diversa e tra l’altro è il posto in cui si nascose, e poi fu ucciso, Jandamarra, detto The Pigeon, un ribelle aborigeno che aveva inizialmente aiutato la polizia a rintracciare comunità aborigene, ma successivamente aveva cominciato a liberarle.

Bell Gorge, in cui per bisogna arrivare la mattina presto prima dei tour per godersela in pace








Sir John Gorge e Dimond Gorge, che richiedono una bella pazienza per affrontare la strada, ma una volta arrivati è difficile incontrare qualcuno. Tra l’altro sono percorribili in canoa e al mattino presto sono uno spettacolo sia per i colori sia per la presenza di numerosi uccelli.



Adcock Gorge, praticamente sconosciuta, ma bellissima. Per fare le foto mi sono arrampicato sulla gola e mi sono graffiato gambe e piedi ma lo spettacolo dall’alto è valso la fatica.

Galvans Gorge, bella ma in confronto alle altre, ha qualcosa in meno, forse perché più facilmente raggiungibile e quindi più visitata.

E poi c’è la sempre stupenda Emma Gorge, nel parco di El Questro. Un posto unico, con quelle pareti rosse, la cascata e la pozza d’acqua limpida. Anche il percorso per arrivarci è notevole..


Ad El Questro tra l’altro ci siamo dovuti cimentare nell’attraversamento del corso d’acqua più ostico di questo periodo della stagione. Di solito è rappresentato dal Pentecost River che però al nostro passaggio era pressoché asciutto. Dopo averlo superato ci siamo ritrovati a Moonshine Gorge, bella ma davvero troppo lunga da attraversare a piedi con il caldo!
Il video non riguarda questo guado, ma uno molto meno profondo, quello di El Questro non l’ho ancora potuto scaricare, ma per rendere l’idea questo va bene, la differenza con l’altro è che l’acqua arrivava agli sportelli..



El Questro è stata l’ultima tappa della Gibb River Road ma il Kimberley non è ancora finito, mancano 2 grandi attrazioni. Una, lungo la Kalumburu Road (deviazione della Gibb River Road) sono le Mitchell Falls, per chi ha visto Australia le cascate in cui si fa il bagno Nicole Kidman, per gli altri le cascate probabilmente più belle d’Australia che però smettono di scorrere dopo la stagione delle piogge. Motivo per cui non abbiamo potuto vederle. L’altra attrazione sono i Bungle Bungle, formazioni particolari di arenaria scoperte tra l’altro solo nel 1983 da un italiano. Il caldo è stato soffocante, la strada davvero brutta (ma bellissima da guidare) ma queste rocce sono assolutamente da visitare, anche con un volo aereo (più spettacolare) se si hanno abbastanza soldi. Inoltre nel parco è presente anche Cathedral Gorge e Echidna Chasm, pareti alte fino a cento metri e larghe in alcuni punti quanto un braccio!
L’uscita da questo parco ha rappresentato la fine di un’esperienza davvero unica e il ritorno alla civiltà non è stato facilissimo (e qui mi rifaccio a quanto detto all’inizio).
Ora siamo a Katherine, dopo aver visitato il Keep river National park e aver dormito con la tenda aperta per il caldo ed essere stati svegliati dalle gocce di pioggia che segnano l’arrivo imminente della stagione umida..

2 commenti:

Bent! ha detto...

Non dovevo leggere il post su Kimberley!
Mi sono fatto più male della tua ustione e del tuo taglio!:)
Cioè..Fatemi capire una cosa: vi siete fermati per il rumore della cinghia e avete beccato per caso sulla strada il meccanico che ritornava da Broome (cosa che, cme hai detto te, fa solo 2 volte l'anno???)

Alessandro ha detto...

no,il meccanico lì c'era, o meglio c'era l'offcina, ma proprio quel giorno era andato a broome, capito la sfiga?
senti se proprio ci vuoi andare, ci torniamo insieme, appena dopo la wet season!